La sfida del samurai

Vi si è ispirato Sergio Leone in Per un pugno di dollari, che altro non ne è se non la rivisitazione in chiave western. Come già successo per I sette samurai, ancora una volta il sottile filo che lega cowboy e i nobili guerrieri giapponesi ha portato a due classici dei rispettivi generi. Era il 1961, alla 26° edizione del festival di Venezia venne presentato La sfida del samurai, primo capitolo del dittico di Sanjuro (il titolo del seguito è il nome del protagonista). Akira Kurosawa al suo ventunesimo film sceglie ancora Toshiro Mifune come protagonista, e ci offre nuovamente una visuale introspettiva drammatica inserita in un complesso contesto sociale, senza dimenticare naturalmente l'azione. Un'ennesima pagina del suo cinema epico, ambientato nell'era Tokugawa, epoca in cui i samurai erano diventati ronin, ossia senza padrone, e vagavano in cerca di lavoretti e affari sporchi di villaggio in villaggio, perdendo in parte la componente etica che fino ad allora li aveva caratterizzati.

Un piccolo villaggio è luogo da anni di uno scontro tra due fazioni rivali, che ha messo a dura prova la vita degli abitanti. Un giorno vi arriva Sanjuro (Toshiro Mifune), ronin senza fissa dimora, e le sue abilità sono richieste da entrambe le bande. Arruolatosi in una di esse, ne scopre ben presto le ingiustizie e decide così di allearsi con i più deboli. Cerca con l'inganno di indebolire entrambi i gruppi rivali, ma viene scoperto e fatto prigioniero. Riuscito a fuggire, Sanjuro si prepara allo scontro finale, ma dovrà vedersela anche con le armi da fuoco: infatti uno dei suoi avversari è in possesso di una pistola, arma sino ad allora poco conosciuta. Lama contro pallottole, in uno scontro che potrebbe decidere per sempre le sorti del villaggio.

La sfida del samurai offre una visione quasi western dei classici samurai-movies, ribadendo ancora il solido legame che accompagna i due generi. Un uomo solitario, in lotta contro tutto e tutti, che invece di curare i propri interessi come in un primo tempo paventato, sceglie di lottare per i più deboli, mettendo a repentaglio la propria vita, non senza un alito di presunzione. Sanjuro (un Mifune sempre straordinario) è il centro portante della storia, complice anche una caratterizzazione dei personaggi secondari e degli antagonisti volutamente abbozzata. In un mondo senza più regole, governato soltanto dal potere e dalla ricchezza, il ronin diventa una scheggia impazzita, pronta a far crollare queste fondamenta di cupidigia e crudeltà. Il tutto con una violenza cruda, dove i cani si cibano di arti mozzati recisi da affilate sciabole, e con un gusto per il grottesco sottolineato da una gustosa ironia che permea i dialoghi e le situazioni. Ha il merito di proporre uno degli scontri più epiche e improbabili della storia del cinema, combattuto da una parte con la spada e dall'altro con la pistola. Non un'opera monumentale come I sette samurai, e nemmeno dotato della carica drammatica di Rashomon, La sfida del samurai si basa su una costruzione semplice resa memorabile dalle scelte registiche e narrative, capaci di coinvolgere profondamente fino ad uno spettacolare finale.