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The Fast and the Furious: Tokyo Drift

03/05/2010 10:00

Marco Etnasi

Recensione Film, Film Azione, Fast and Furious,

The Fast and the Furious: Tokyo Drift

Terzo episodio della serie, caratterizzato da un totale cambio del cast

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Sean Boswell (Lucas Black) è un ragazzo problematico, non riesce a stare lontano dai guai e la polizia è costantemente sulle sue tracce, creandogli non pochi dissidi in famiglia. Proprio per questo, ma soprattutto per evitare uno spiacevole quanto scontato soggiorno in carcere, viene spedito dal padre militare in Giappone. In Sol Levante però Sean non è altro che un gaijin (straniero) e viene inizialmente emarginato. Ad introdurlo nella società e nell’ambiente scolastico è Twinkie (Bow How), ragazzo americano che lo aiuta ad inserirsi nelle meccaniche quotidiane, ma che soprattutto gli mostra il passatempo preferito dei ragazzi giapponesi della loro età: il drift. Il drift è un modo, illegale e molto pericoloso, per fare corse automobilistiche. La passione del ragazzo attira subito l’interesse di Han (Sung Hang): i guai per Sean sono dietro l’angolo ed hanno il nome inconfondibile della Yakuza.


Terzo episodio della serie, The Fast and The Furious: Tokyo Drift è caratterizzato da un totale cambio del cast. Se tra i primi due c’era stato solo l’avvicendamento in cabina di regia, Singleton aveva sostituito Cohen, ora, oltre ad un’ulteriore sostituzione alla regia con la new entry Justin Lin, cambiano anche i protagonisti del film. Quindi Paul Walker lascia il ruolo principale a Black, ma soprattutto c’è il ritorno, seppur molto breve, di Vin Diesel, vero leader della serie The Fast and The Furious, lasciato in disparte per tutto il secondo episodio. Caratteristica fondamentale ed assolutamente d’impatto rispetto a 2 Fast 2 Furious è il ritorno di una trama articolata e ben strutturata che ha il merito di contestualizzare i funambolici inseguimenti in derapata senza astrarli dal comparto narrativo. Ovviamente, in quanto film d’azione, le scene girate mentre l’asfalto si annerisce e si riscalda nei punti in cui sfrecciano le fantascientifiche macchine la fanno da padrone, grazie ad un buon uso delle camere, Justin Lin riesce a far salire oltre che i giri del motore anche quelli del cuore, che alza i battiti in attesa di un concitato traguardo. Ritmo cardiaco che, tra l’altro, ben si fonde con uno dei pochi punti fermi delle tre composizioni: la colonna sonora, anche questa volta all’altezza. Sicuramente migliore del precedente, The Fast and the Furious: Tokyo Drift è un film d’azione di buon livello, che fa appassionare gli spettatori grazie ad una storia coinvolgente ed effetti speciali molto ben congegnati e realizzati. Adrenalinico.


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