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Il gladiatore

06/05/2010 10:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

Il gladiatore

Negli anni ’50 e ’60 nei cinema andava per la maggiore il cosiddetto Peplum, il film storico in costume che faceva rivivere allo spettatore i fasti dell’antica

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Negli anni ’50 e ’60 nei cinema andava per la maggiore il cosiddetto Peplum, il film storico in costume che faceva rivivere allo spettatore i fasti dell’antica Roma o della Grecia. Poi l’appeal di queste opere è via via scemato, cedendo il passo ad altri generi. Quarant’anni dopo Ridley Scott lo ripropone sotto forma di super-produzione (DreamWorks), poggiando il film sulle robuste spalle del generale Massimo Decimo Meridio, alias l'attore neozelandese Russel Crowe.


Nel 180 d.C. Maximus, reduce dall’ennesima battaglia vinta, vorrebbe dedicarsi alla famiglia ma l’Imperatore Marco Aurelio (Richard Harris) vuole che sia lui a ricondurre Roma sulla strada della democrazia. Suo figlio, Commodo (l’ottimo Joaquin Phoenix, ventre prominente e sguardo dissoluto) non gradisce il trattamento preferenziale, così uccide il padre e fa sterminare la famiglia del suo avversario. Maximus, nel frattempo venduto in Africa come schiavo, diviene uno dei gladiatori più acclamati dell’Impero, e la sua vendetta si consumerà all’interno del Colosseo.


L’occhio è appagato dalle numerose, lunghissime, cruente, iperrealistiche ma un po’ confusionarie scene di guerra e combattimento, mentre poco spazio viene dato alla cornice romana che non viene mai fatta “respirare” con piani adeguati e rimane sempre nelle retrovie, per giunta tartassata da alcuni errori storici piuttosto marchiani. Il percorso di vendetta, molto shakespeariano, di Maximus è reso alla perfezione dall’ottima interpretazione di Crowe, perfettamente a suo agio, in un ruolo intenso e “muscolare” e sostenuto dalla musica epica di Hans Zimmer. Inno alla grandeur dell’immagine, premiato con ben cinque Oscar, è uno di quei film che hanno lasciato un grande segno nella storia del cinema pur non essendo particolarmente meritevoli; la politica del panem et circenses di Commodo ha fatto leggere a molti il film come una critica alla dominante cultura dello spettacolo che tiene in scacco le masse, ma bisogna francamente andare a cercare simili valutazioni con il lanternino. È Il gladiatore stesso ad essere un enorme spettacolo di immagini e azione concepito per colpire gli spettatori e, a giudicare dai risultati ottenuti, con enorme efficacia.


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