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Saw VI (2009): la recensione del sesto film della saga

11/05/2010 10:00

Marco Filipazzi

Recensione Film, Film Horror, Saw,

Saw VI (2009): la recensione del sesto film della saga

Nonostante Saw V abbia subìto, al botteghino, una brusca battuta d'arresto, Lionsgate è decisa a tenersi stretta la sua gallina dalle uova d'oro

L'epilogo del quinto, stanco capitolo della saga Saw parafrasava la fine dell'era di terrore di John Kramer, il passaggio di testimone e l'alba di un nuovo enigmista che sorge dopo aver eliminato tutti i suoi nemici. Ma si sa che non sono i finali (belli o brutti che siano) a frenare la macchina hollywoodiana: nonostante Saw V abbia subìto, al botteghino, una brusca battuta d'arresto rispetto ai suoi predecessori (con centotredici milioni di dollari nel mondo è il peggiore incasso della serie), la Lionsgate è comunque decisa a tenersi stretta la sua gallina dalle uova d'oro.

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Molte domande restano ancora aperte e sono il pretesto per mettere in cantiere il numero VI. Film dopo film, Saw ha assunto sempre di più le sembianze di un gioco a scatole cinesi: per uno spettatore comune sarebbe impossibile infatti avvicinarsi a Saw senza avere visto i capitoli precedenti dato il continuo inanellarsi di scene già viste, richiami a situazioni passate e flashback su personaggi morti da ormai due/tre capitoli. Una sorta di discesa dantesca in un groviglio macchinoso che ci viene svelato poco alla volta.

 

Gli eventi del film sono direttamente consequenziali al V capitolo e coprono l'arco delle 24 ore successive. John Kramer (Tobin Bell) è ormai morto e il suo cadavere riposa sul tavolo di un obitorio, ma le idee di Jigsaw sono destinate a perdurare ancora a lungo. Il detective Mark Hoffman (Costas Mandylor) ha ucciso tutti quelli che sospettavano della sua possibile eredità come enigmista, facendo ricadere la colpa sull'agente speciale Peter Strahm e sbarazzandosi del corpo. Ma, non tutti sono convinti della colpevolezza di Strahm e nonostante le prove contro di lui siano schiaccianti, alcuni membri della polizia iniziano a indagare più a fondo. Nel frattempo Jill Tuck (Betsy Russell), ex-moglie di Kramer, apre la misteriosa scatola lasciatole in eredità dal marito, metafora di un vaso di Pandora da cui erutta con violenza l'anima di Jigsaw. A fare da sottotrama alla vicenda principale, c'è l'ennesimo “gioco” progettato dall'enigmista in punto di morte: due uomini si svegliano legati a delle morse che comprimeranno le loro gabbie toraciche a ogni respiro che trarranno; la loro unica possibilità di salvezza è trattenere il fiato il più a lungo possibile e sperare che l'altro muoia prima. Ha inizio il gioco.

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Per questo nuovo capitolo, lo scettro della regia passa da David Hackl a Kevin Grautert, ed è un bene. Grautert (montatore dei primi cinque episodi), seppur rimanendo fedele allo stile visivo che ha caratterizzato nel tempo la saga, preferisce una regia più tradizionale a quella videoclippara a cui ci hanno abituati Bousmann e Hackl. I momenti nevrotici non mancano di certo, ma tutto assume un tono più fluido; anche la tensione è gestita bene e mantiene livelli discreti (ottima la scena nel laboratorio di decodificazione vocale della polizia) nonostante sia palese che la serie stia sparando le sue ultime cartucce.

 

La sceneggiatura è affidata per la terza volta al duo Marcus Dustan/Patrick Melton, che si sforzano di dare una lucidata alla storia e donarle nuova linfa, infrangendo, se necessario, “le regole di Jigsaw”. Per la prima volta, infatti, persone muoiono fuori dal gioco, e non è l'unica novità.

 

I colpi di scena non mancano e sono ben assestati, segno che la saga è ancora in grado di stupire anche se con meno vigore di un tempo. Per assurdo il film cede proprio durante la sequenza finale, che da tradizione deve essere shockante e densa di rivelazioni e che invece lascia lo spettatore con l'amaro in bocca, oltre che con parecchi dubbi. Interessante, infine, il risvolto quasi di denuncia che si cerca di ottenere con la critica al sistema assicurativo/sanitario americano (la vittima del gioco è appunto un dirigente del campo delle assicurazioni mediche e i continui flashback del suo passato sviscerano l'aspetto”inumano” di questo personaggio e del suo lavoro). Un prodotto che rimarrà confinato tra le schiere di fanatici che ovviamente si staranno già preparando all'inevitabile episodio successivo, già in produzione e girato in 3D. Pare proprio che la conclusione della saga rimanga un enigma non ancora da svelare.

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