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The maid - La morte cammina tra i vivi

18/05/2010 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

The maid - La morte cammina tra i vivi

Viene dal lontano Singapore questo horror tipicamente orientale datato 2005...

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Viene dal lontano Singapore questo horror tipicamente orientale datato 2005. The maid - La morte cammina tra i vivi, è ricco degli elementi cardine tipici dei j-horror, anche se vira, o almeno cerca, su un lato più introspettivo e drammatico. Diretto da Kelvin Tong, è interpretato da Alessandra De Rossi, vera star del cinema filippino, le cui origini italiane e i natali inglesi non nascondono i chiari tratti asiatici. Arrivato in Italia nel 2007, distribuito da Medusa direttamente in dvd, ha subìto col doppiaggio la classica penalizzazione che spesso tocca alle pellicole orientali, spesso caratterizzate da voci monocordi e poco convinte.


Secondo la tradizione cinese il settimo mese lunare coincide con il ritorno dei morti sulla terra. Proprio in questo periodo la giovane Rosa (Alessandra de Rossi), originaria delle Filippine, si reca a Singapore per lavorare come domestica nella casa della famiglia di Mr. e Mrs. Teo. La coppia ha un figlio, Ah Soon (Benny Soh) affetto da un handicap mentale, che sviluppa da subito un buon rapporto con Rosa. Ma la ragazza comincia ben presto ad avere strane visioni, come se in qualche modo avesse mancato di rispetto agli spiriti dei defunti. La signora Teo le dice di resistere, che in fondo le apparizioni sarebbero durate soltanto per quel mese, e di non preoccuparsene troppo. Ma Rosa viene continuamente tormentata dagli spettri, in particolare da quello di una ragazza vestita di rosso che la perseguita proprio all'interno della casa dove lavora. Indagando su quanto le sta accadendo, la giovane viene a conoscenza di un terribile segreto sepolto nel recente passato, e che metterà a rischio la sua vita.


The maid è un film non del tutto riuscito, pur non mancando di spunti interessanti e trovate di indubbio effetto. L'idea che la giovane sappia già di essere destinata ad osservare la presenza dei fantasmi, anche se per un tempo limitato, ricorda in parte il classico The eye dei fratelli Pang, anche se non ne raggiunge i livelli d'eccellenza. È interessante notare come Tong abbia cercato di elevare dal semplice rango di horror questa ghost-story, con una regia virtuosa e colpi ad effetto non banali, per quanto non si possa certo annoverare un'originalità così ispirata. La fotografia in particolare è di ottimo livello, e riesce a rendere anche le scene più cupe di grande effetto visivo, con escamotage che pescano a piene mani dai classici del genere, tra specchi e sogni ricorrenti. Non è disprezzabile nemmeno il colpo di scena finale, anche se, per i più navigati del genere, non sarà difficile prevederlo in anticipo. Ben integrato infine il folklore orientale, che ben si addice alla vicenda senza troppe ripercussioni a livello di sceneggiatura, che risulta alquanto solida e senza buchi narrativi di sorta. Novanta minuti che senza dubbio non deluderanno, ma incapaci allo stesso tempo di "sorprendere" gli amanti degli horror di matrice orientale, mentre chi è poco avvezzo o si avvicina per la prima volta al genere, un passaggio propedeutico dai vari Ring e Ju-On è preferibile.


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