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La donna fantasma

19/05/2010 10:00

Luca Lombardini

Recensione Film,

La donna fantasma

Scott Henderson viene accusato e condannato a morte per uxoricidio...

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Scott Henderson viene accusato e condannato a morte per uxoricidio. La vita del tranquillo ingegnere dipende dal ritrovamento di una misteriosa ragazza, sparita nel nulla dopo aver passato con lui la notte in cui la moglie è stata assassinata, e che potrebbe fornirgli l’alibi utile a scagionarlo.


Americano di nascita ma teutonico d’ispirazione, Robert Siodmak è uno dei nomi di punta del noir prima maniera: stile cinematografico pesantemente influenzato dalle atmosfere care all’espressionismo tedesco. Phantom Lady circoscrive le linee guida di un preciso momento storico della settima arte, che farà della regia in studio e del totale controllo sull’immagine i suoi punti di forza. All’origine della pellicola due capisaldi della suspense: da una parte l’omonimo romanzo di Cornell Woolrich, che al mistero tipico della detective story sovrapponeva una “grandangolatura” psicologica della tensione, finalizzata a provare il lettore e a liberarlo dal giogo emotivo non prima del twist finale; dall’altra una serie di archetipi narrativi (la donna, la città, il processo, lo psicopatico) riconducibili al prototipo noir Lo Sconosciuto del Terzo Piano, diretto quattro anni prima da Boris Ingster.


Siodmak cattura l’anima dell’originale riversando sullo schermo il temperamento irrequieto insito nell’opera letteraria, assecondando la matrice “woolrichiana” che, alla presunta logicità dell’intreccio, preferisce di gran lunga il vorticoso susseguirsi di orrore, coincidenze e casualità in grado di caratterizzare la vicenda. Veri protagonisti de La Donna Fantasma sono gli spettri e i sospetti capaci di popolare una realtà urbana sfuggente e squilibrata, destinata a far precipitare lo spettatore nel medesimo pozzo di paranoia dove scivola in apertura il povero Alan Curtis: uomo qualunque dal retrogusto hitchcockiano che, pur non avendo infranto alcuna legge, si ritrova ad interpretare il ruolo della vittima in un gioco ad incastro decisamente più grande di lui. La regia di Siodmak trasuda ammirazione e condiscendenza nei confronti di Woolrich e, prendendo ben presto le distanze dalle coordinate sociali del racconto, finisce per focalizzarsi esclusivamente sulla fatalista corsa contro il tempo che scandisce gli ultimi giorni di un impotente Scott Henderson.


Priorità dell’autore è una (ri)lettura esclusivamente visuale del romanzo, che conquista una seconda vita artistica mettendosi al servizio di una macchina da presa allucinata, decisa ad immortalare una serie di sequenze destinate a restare indimenticabili. Su tutte la psicotropa jam-session nello scalcinato magazzino, o l’altrettanto trascinante pedinamento messo in atto da Ella Raines ai danni del povero barista, inseguimento culminato con la morte di quest’ultimo e mirabilmente musicato dal ticchettio dei tacchi sull’asfalto. Ma tutti gli 87 minuti de La Donna Fantasma altro non sono che un bignami del noir anni ’40 da custodire gelosamente, manuale che spazia dalla codificazione geografica dei luoghi notturni alla tematica portante di un intero decennio di storie nere: quella che collega il crimine all’alterazione psichica, teoria sviscerata dall’instancabile ispettore Burgess, alias Thomas Gomez.


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