La vita dopo la catastrofe. Un cataclisma si abbatte sulla terra, sconvolgendo l'esistenza dell'intero pianeta. Violente scosse, il suolo che si apre, tutte le creature, dal cielo al mare alla vegetazione, svaniscono senza lasciare traccia. Incendi e bagliori improvvisi, polvere e buio, cenere che si alterna a piogge estenuanti, la mancanza di cibo e risorse, il freddo. Un uomo (Viggo Mortensen) è in rotta verso Sud con suo figlio (Kodi Smith Mc Phee), nella speranza di trovare una piccola comunità a cui affidare l'unica cosa che gli è rimasta al mondo. Sua moglie (Charlize Theron), come tanti sopravvissuti, ha scelto la morte piuttosto che una vita senza colore nell'attesa di sparire lentamente e dolorosamente. I pochi reduci, in cammino come fantasmi, si dividono in una minoranza che vuole mantenere il “fuoco” della civiltà, dell'amore e dei valori, e una maggioranza di cannibali senza scrupoli che, guidati dagli istinti, saccheggiano i resti del mondo e uccidono, per la conserva, prodotti umani. Può esserci amore senza bellezza? Dal romanzo di Cormac McCarthy, una pellicola intensa, malinconica e crudele. Un incredibile scenario post-apocalittico contrasta lo smisurato amore di un padre che vuole insegnare al figlio ciò che è stato, come stare al mondo (o quantomeno quel che ne rimane), senza passare per il lato oscuro dell'uomo, portando verso un utopico domani il seme dell'umanità. Amore e miseria, i “buoni” da una parte e i “cattivi” dall'altra. Ma anche spirito di sopravvivenza che contrasta una pulsione di morte sempre presente, palpabile e comprensibile. È giusto continuare a sopravvivere aspettando la fine, in un mondo che muore lentamente? Il regista John Hillcoat può contare su un romanzo ricco di tematiche, pieno di riflessioni e quesiti, dal destino dell'uomo dopo il mondo al valore della vita, dall'amore che lega un padre a suo figlio all'arduo passaggio generazionale in una realtà che non lascia presagire altre generazioni. Hillcoat gestisce al meglio le possibilità offerte dal genio di McCarthy, lasciando spazio alla forza delle immagini, alla suggestività delle location e della fotografia, e lavorando molto sulle espressioni di un Mortensen in parte, impeccabile nella recitazione, una Theron accennata nei flashback ma determinante, che stoica (e bellissima) affronta la fine, e sulla purezza del viso del piccolo Kodi coperta dalla cenere di ciò che fu. In una dualità tipicamente occidentale, The Road, atipico ed epico road-movie, ci chiede da che parte stare, presentando, privo di retorica, la vita e l'amore senza la bellezza di un mare che non è più blu.