Nel giro di quattro anni, la saga di Saw si è letteralmente imposta come nuovo standard del cinema horror, e il suo aguzzino, Jigsaw, regna incontrastato come una delle icone del nuovo millennio. Il franchise pare inarrestabile, incassando milioni a fronte di minimi esborsi, e ogni anno, puntuale, approda nei cinema un nuovo, atteso capitolo. Nel 2008 è il turno del quarto sequel, Saw V – Non crederai ai tuoi occhi, il quale ha l'onere di dover rispondere ad alcune domande ancora aperte e il dovere di portare avanti una storia sempre più tentacolare e contorta.
Jigsaw è morto, ma un nuovo enigmista è pronto a raccogliere la sua eredità. Lo schema narrativo rimane invariato, con la storia che si alterna in due filoni, ma questa volta il “gioco” risulta molto meno efficace del solito. La parte più interessante della storia è quella incentrata sul detective Hoffman (Costas Mandylor), insospettabile erede di Jigsaw. In questo capitolo vengono svelati tutti i retroscena rimasti nascosti: la sua ascesa a nuovo enigmista; il suo primo incontro con John Kramer (Tobin Bell), le motivazioni che l'hanno spinto sino a intraprendere questa strada e il ruolo che ha giocato “dietro le quinte” nei capitoli precedenti. Sebbene tutto si incastri con grossolana precisione, il risultato, anche se non totalmente convincente, è comunque efficace.
A fare da contrappunto alla trama principale vi è il solito gioco, meno riuscito e decisamente più slegato dal resto del film. La percezione che si ha è quella di un pretesto per portare la pellicola ai canonici novanta minuti e infarcirla di trovate splatter che però non sfiorano minimamente le vette di sadismo e violenza raggiunte dagli altri episodi.
Per Saw V la regia passa di mano, e a Darren Lynn Bousman (che qui rimane come regista non accreditato della tortura iniziale) succede David Hackl, montatore dei precedenti film della serie. Alla sceneggiatura, invece, ritroviamo Patrick Melton e Marcus Dunstan, già autori di Saw IV, che, nonostante gli sforzi di sviscerare ancora più a fondo il personaggio di John Kramer, non riescono a convincere pienamente. Saw V risulta così un prodotto mediocre, molto inferiore alla media della saga. I pochi momenti rivelatori, totalmente confinati nel filo narrativo che segue le gesta del detective Hoffman, non bastano a compensare una narrazione fiacca e priva di tensione, intervallata da una trama che risulta fine a se stessa. Il finale (anche se lascia aperti alcuni interrogativi minori) sarebbe ideale per parafrasare l'ascesa di un nuovo enigmista e la fine del regno di terrore di John Kramer, peccato che la Lionsgate avesse annunciato Saw VI ancora prima dell'uscita di questo capitolo.