John Kramer è morto. Non divorato dal cancro al cervello che lo perseguitava dal primo episodio, bensì dissanguato, con la gola recisa da una sega circolare. Ed è morta anche la sua adepta, Amanda Young, uccisa da una ferita di arma da fuoco, con le due vittime del suo ultimo gioco. Un eccidio, insomma. Eppure, nonostante ciò, le idee dell'enigmista sono ancora lungi dal finire nel dimenticatoio.
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Il film si apre con una delle migliori e più dettagliate autopsie che la storia del cinema ricordi.
John Kramer (Tobin Bell), alias Jigsaw, steso su di un freddo letto d'acciaio; una fotografia glaciale in cui spicca il rosso del sangue; una sequenza bicromatica che ricorda le tavole di Frank Miller. Inizia il nuovo gioco. Questa volta la vittima è il tenente Daniel Rigg (Lyriq Bent), condannato dall'enigmista a causa della sua troppa impulsività e voglia di salvare vite altrui. La lezione che dovrà imparare è che a volte il modo migliore di salvare la vita di qualcuno è non fare assolutamente nulla. La storia principale è continuamente intervallata da flashback che trascinano lo spettatore alle origini dell'enigmista, quando ancora era John Kramer, un uomo che amava la vita e aveva dedicato la propria ad aiutare gli altri. Molte domande rimaste in sospeso trovano finalmente una risposta e la maggior parte della simbologia della saga (la maschera di maiale, il pupazzo Billy sopra il triciclo) viene contestualizzata.
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Complesso, articolato, infarcito di dettagli, Saw IV – Il gioco continua, scorre come la puntata di un telefilm di cui devi seguire alla perfezione tutti gli sviluppi, conoscere a menadito i personaggi principali e ancor meglio quelli secondari.
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Un elaborato gioco a incastro, in cui lentamente ogni pezzo si compenetra nel successivo sino a dare allo spettatore un quadro completo che verrà stravolto dallo shockante finale. Darren Lynn Bousman, per la terza volta dietro la macchina da presa della saga, è fortemente intenzionato a superare se stesso dal punto di vista registico (interessanti le transizioni tra una scena e l'altra). Abbassa il tasso di violenza dopo l'exploit del terzo episodio e si concentra maggiormente sui personaggi, complice la sceneggiatura del duo Patrick Melton e Marcus Dunstan che subentrano a Leigh Whannell, co-creatore della saga insieme a James Wan. Chi ha pensato che far morire l'enigmista fosse l'ultimo, disperato tentativo di rivitalizzare una saga che sembrava capace solo di sfornare violenza e sadismo, si dovrà ricredere. Probabilmente il miglior sequel della saga, complici il ritmo serrato, la narrazione ben costruita e i colpi di scena che tornano a essere gloriosi come quelli di un tempo. Un ottimo prodotto che comunque rimarrà confinato ai fan della saga e agli amanti del genere.