Durante i primi dell'800 d.C., nell'Inghilterra medievale, si dipana una storia che ha dell'incredibile, una leggenda vecchia più mille anni. La giovane Johanna, figlia di un pastore e dalla spiccata attitudine religiosa, ha come unica aspirazione quella di fare parte dell'ordine ecclesiastico. Allora come oggi, fortemente maschilista, l'ordinamento sembra impedirle di realizzare il suo sogno costringendola ad una vita fatta di casa e prole, un destino che la abbatte ancor prima di prendere forma. Contro ogni aspettativa però, la giovane donna riesce ed entrare come allieva in un istituto religioso fingendosi un uomo, vestendo i panni di Johannes Anglicus. Con il passare degli anni Johanna conosce l'amore dopo essersi invaghita del potente conte Gerold che però, pur ricambiando gli stessi sentimenti, è costretto a partire alla volta della guerra. Ormai del tutto dedita alla carriera ecclesiastica la donna riesce ad avvicinare nientemeno che il papa, divenendo la figura più vicina a lui e l'unica figura indicata a succederlo dopo la morte. Ovviamente di dubbia attendibilità , le fonti storiche che raccontano questa vicenda riescono comunque ad essere estremamente affascinanti. L'idea che una donna abbia regnato, seppur per breve tempo, sullo stato pontificio avrebbe risvolti di non poco conto. Accantonando la disputa riguardo la veridicità dei fatti resta l'aspetto prettamente cinematografico che, invece, pare fare acqua in più punti senza rendersene probabilmente conto. In primo luogo soffre di alcune toppe nella sceneggiatura che lo rendono fastidiosamente didascalico, come se mancasse del collante tra i vari avvenimenti, di sicuro non aiutati da una regia piatta e priva di personalità e dinamica. Inoltre la fotografia fredda non dà certo profondità e carisma alla già discutibile forza delle immagini. L'indugiare sulla storia d'amore tra Johanna ed il conte non contribuisce a dare pathos al racconto, ed anzi, svia la narrazione verso un off topic di cui tutti avremmo volentieri fatto a meno. Per tutta la sua durata il lungometraggio lascia una sensazione di attesa, come su un trampolino di lancio così lungo da finire all'altro capo della piscina, purtroppo. La papessa racconta una storia di per sé avvincente, allo stesso modo in cui un uomo poco brillante racconterebbe una barzelletta divertente: senza carisma, lasciando giusto lo spunto per raccontarla ancora, forse meglio. Ci si augura che in futuro il regista Sönke Wortmann riesca a trovare una sua identità , senza costrizioni né esercizi di stile.