Takashi Miike può essere considerato ad oggi tra i più prolifici autori del cinema mondiale, capace di variare nei più disparati generi, passando dalle atmosfere violente ed estreme come quelle di Izo ed Ichi the Killer, a giocattoloni ispirati quali la trasposizione di Yattaman o il dittico di Zebraman. Difficile catalogare il suo cinema, soprattutto quando è portato sui lidi più spinti e oltranzisti, di cui Izo è tra i maggiori esponenti, rivelandosi forse come un emblema netto e brutale della geniale follia cinematografica del suo regista. Una pellicola dichiaratamente sopra le righe, con il voluto intento di scandalizzare la critica più perbenista, mascherando, sotto la carneficina visiva, un messaggio più profondo e solido. Izo (Kazuya Nakayama) è un samurai che viene crocefisso e brutalmente ucciso. L'uomo però ritorna in vita sotto forma di spirito vendicativo, pronto ad uccidere chiunque gli si pari davanti. Izo si muove tra lo spazio e il tempo, arrivando ai giorni nostri per poi fare salti repentini nel passato, e lasciando dietro di sé una copiosa scia di sangue. A contrastarlo vi è un gruppo di "saggi" che, seduti intorno a un tavolo, cerca il modo di fermare la sua sete di vendetta. Questo gruppo di personaggi, pronti a tutto pur di mantenere l'ordine e salvare la loro vita, rappresenta la legge, la religione e il dovere, tutto ciò che Izo vuole cancellare per liberare definitivamente l'umanità dalla crudele ingiustizia che lo governa. La varietà non compete a quest'opera di Miike. Dall'inizio alla fine infatti assistiamo a continui spargimenti di sangue, che avvengono apparentemente senza un reale motivo, ma che rappresentano appieno cosa il regista volesse rappresentare. I gruppi di persone che il samurai demoniaco si trova davanti appaiono spesso come una sorta di zombi lobotomizzati, incapaci di provare emozioni e paura, e rappresentano l'umanità odierna, spesso troppo attaccata a mode e regole per capire realmente il significato della vita. Ma Izo è anche un atto d'accusa, una critica all'istinto primordiale che esiste in ognuno e che seppur si cerchi di addomesticare, conduce inesorabilmente alla natura più profonda dell'uomo, spesso alla violenza e alla guerra. Proprio a rappresentazione di essa, vi sono sequenze in cui si susseguono filmati di repertorio, che uniscono, in una sorta di folle vortice, immagini di Hitler, Stalin, di violente esplosioni e della sofferenza provata dal genere umano. Izo è paradossalmente un anarchico, che si ribella alle convenzioni e all'ipocrisia, e sfoga tutta la sua rabbia vecchia di secoli su ogni cosa. La violenza, per quanto estrema e continua, assume spesso toni splatter e alcune uccisioni scatenano anche qualche perversa risata, alleggerendo in parte un film non facile e, sicuramente, non per tutti. Ipnotico nelle sue oltre due ore, riesce a coinvolgere e non annoiare nonostante la voluta monotonia, ricco di dialoghi ispirati e con alcuni spezzoni cantati carichi di fascino. Il protagonista è, espressamente, monocorde e ben si adatta al carattere del personaggio, mentre è da segnalare una breve ma fondamentale e sentita interpretazione di un sempre grande Takeshi Kitano. Per gli amanti di Miike, un classico da non perdere.