Le isole Hawaii, Elvis Presley e la fantascienza hanno un comune denominatore, anzi due: Lilo & Stitch. Ideato, sceneggiato e diretto da Chris Sanders e Dean De Blois – che ne hanno anche curato lo storyboard in pre-produzione – la storia del 42° classico Disney (secondo il canone ufficiale) mischia le fantasie sci-fi di George Lucas (Star Wars) e Gene Roddenberry (Star Trek) alle istigazioni rock di Elvis. Lo sfondo di questa commistione di visioni e stratificazioni culturali diventa l'arcipelago più stupefacente dell'Oceano Pacifico: le isole Hawaii. Nello specifico: Kauai. Un extraterrestre pazzo e psicopatico di nome Jumba Jookiba crea un essere in grado di pensare ed agire alla velocità della luce. Il suo scopo primario è distruggere qualsiasi cosa possa degenerare nel caos. L'esperimento, denominato "626", è però talmente perfetto da sfuggire alle grinfie del suo stesso creatore e dalla Federazione Galattica. Giunto sulla Terra, la creatura si finge un animale terrestre per poter depistare i cacciatori (lo scienziato e Peakley, unico conoscitore del pianeta), assoldati per la sua cattura. È Lilo, una bambina che vive con la sorella in condizioni disastrate, a credere in quel piccolo esserino blu, ignara della sua vera natura. Tra di loro nascerà così un'amicizia la cui fine non sarà mai proclamata (tre sequel e una serie animata). La Disney torna alle origini e chiede ai suoi artisti di dipingere (con la tecnica dell'acquarello, il cui ultimo avvistamento risale a Dumbo) gli sfondi senza l'ausilio dell'animazione computerizzata, sebbene questa non venga mai messa da parte (specie nelle scene complesse dove si renda necessario una coerenza prospettica). Nella visione dei due registi i temi tanto cari alla casa di Topolino devono dominare le scene ma non appesantirle, ecco quindi che amicizia, "ohana" (famiglia in hawaiano) e buoni sentimenti si sovrappongono a sequenze divertenti, slapstick, tra fantasia scenografica e realismo emotivo. Lilo & Stitch è un cartoon intelligente, chiassoso, che attira le generazioni innamorate di Elvis Presley, con le sue splendide influenze rock, e sensibilizza l'udito con i componimenti di Alan Silvestri – l'iniziazione di Stitch allo stile Elvis con You're the Devil in Disguise è impareggibile. Ma è anche un'opera che non dimentica le spiaggie e le musiche hula, il surf, la miseria e la solitudine. La musica diviene il collante che unisce la natura distruttiva di un alieno con il bisogno di affetto di una bambina, anche se non è chiaro il motivo per cui venga isolata dalle compagne. Se quindi non si cerca una plausibilità in una storia dominata dall'assurdo, non si può tantomeno pretendere un risvolto che affoghi il lieto fine. Tra le tante citazioni di film, romanzi e telefilm (Andersen e il suo brutto anatroccolo; Pamela Anderson e Baywatch), il principio attivo è quello classico, ma la costruzione, le superbe animazioni e la creatività con la quale vengono assemblati i pezzi che compongono la storia, uniti alla deliziosa caratterizzazione di Stitch e a un doppiaggio inappuntabile, lo rendono un film d'animazione intrigante, avventuroso e coccolone.