A tre anni dalla sua prima apparizione, ritorna John J. Rambo. Cambio dietro la macchina da prese, dove troviamo stavolta George P. Cosmatos (esperto degli action movie, da Cassandra crossing a Leviathan), e anche nelle atmosfere, che virano dal dramma semi-urbano del primo capitolo verso una pellicola di pura ed esaltante azione. Prendendo spunto dai ricordi vietnamiti del libro di Morrell, la scelta più adatta per continuare le avventure del coraggioso reduce era quella di trasportare il tutto in quel contesto di guerra, dove Rambo farà ritorno per recuperare dei prigionieri americani ancora nelle mani dell'esercito vietnamita. Meno introspettivo, dunque, e pur non mancando di interessanti risvolti psicologici, il tutto è a favore di un giocattolone ricco di esplosioni e sparatorie. John J. Rambo (Sylvester Stallone) sta scontando i lavori forzati dopo essere stato arrestato per aver messo a ferro e fuoco la cittadina di Hope. Una nuova missione però lo attende: il colonnello Trautman (Richard Crenna) gli offre infatti la possibilità di ottenere la libertà se tornerà nell'inferno vietnamita per recuperare alcuni soldati americani, ancora prigionieri ad anni dalla fine della guerra. Le operazioni sono a capo di Murdock (Charles Napier), un "burocrate" che ordina a Rambo di fare soltanto delle foto che testimonino la reale detenzione di uomini, senza intervenire in alcun modo. Ma John, grazie all'aiuto di una collaboratrice degli americani, la vietnamita Co Bao (Julia Nickson), riesce a liberare un prigioniero, e fuggito con lui attende il recupero. Ma la missione era in realtà solo un pretesto politico, e il ritrovamento di un uomo che confermi la presenza di prigionieri ancora in vita in Vietnam, va contro gli "interessi" della nazione. Rambo viene così abbandonato al suo destino, e ora per lui l'unico motivo per sopravvivere rimane la vendetta verso chi l'ha tradito. Cosmatos bada al sodo e realizza una pellicola d'azione che svolge abilmente il suo lavoro, e pur senza ergersi ai massimi del genere, regala un'ora e mezza avvincente e appassionante. Merito senza dubbio del fascino e del carisma di un personaggio con cui è facile identificarsi, un indomito combattente tradito (anche dai suoi capi), ma che trova sempre e comunque la forza di lottare e andare avanti, in una forse troppo ideologica ma senza dubbio condivisibile idea di giustizia. Ambientato quasi interamente nelle foreste vietnamite ("ricreate" in Messico per l'impossibilità di girare nei luoghi reali), Rambo 2 - La vendetta vive tutto della possanza del suo protagonista, qui alle prese con scene action dall'alto impatto adrenalinico. Stallone svolge il suo compito alla perfezione, complice il fisique du role qui ancora più pompato che nel primo capitolo. L'unico rapporto umano che lo lega ancora alla ragione, impedendogli di cedere alla rabbia e alla follia, è quello col colonnello Trauman (un sempre bravo Richard Crenna), mentre la patinata infatuazione verso la bella vietnamita è appena accennata, rappresentando soltanto un ennesimo tassello per costruire il percorso vendicativo di questo eroe invincibile. Criticato per il suo vago sapore militarista, Rambo 2 esula in realtà da qualsivoglia mitizzazione della guerra, trasformandosi piuttosto in un grido d'accusa contro gli alti livelli di comando militare e politico, i veri colpevoli di una guerra sbagliata che cercano codardamente di (far) dimenticare.