Con lo scoccare del nuovo millennio sembra che la maggior parte delle buone idee che hanno affollato il cinema negli anni '80 e '90 si siano esaurite. Questo primo decennio del XXI secolo è stato caratterizzato perlopiù da pretenziose produzioni cinematografiche che traggono la loro ispirazione da ogni altro genere di prodotto: fumetti, videogiochi, figurine, giocattoli, poster, attrazioni di parchi di divertimenti, remake, reboot e chi più ne ha più ne metta. Ora, quindi, vedere un film “derivato” da altro medium è la norma (ci si stupisce dell'idea originale) ma diciassette anni fa l'annuncio di un film tratto da Super Mario, fu un vero e proprio evento. Il videogioco uscì nel 1985, prodotto dalla Nintendo, e si impose subito come un successo globale, entrando persino nel Guinness dei Primati come il videogame più venduto al mondo con le sue quaranta milioni di copie (record che durò fino al 2008, quando venne spodestato da un altro prodotto Nintendo: Wii Sports). Nel 1993, Super Mario Bros si fregiò di un altro primato: divenne il primo videogioco a essere adattato per il grande schermo.
A sceneggiare questa delicata operazione vennero incaricati gli sconosciuti Parker Bennet e Terry Runre (che sparirono dopo questo film) affiancati da Ed Solomon (suo il primo Men in Black). Uno dei meriti di cui li si deve dare atto fu quello di non limitarsi a pescare a piene mani dagli scenari colorati e fanciulleschi del videogioco, ma di riuscire a reinventare il tutto, trasformandolo in qualcosa di nuovo pur mantenendo saldi diversi punti cardine della serie (personaggi, situazioni, richiami visivi). L'antefatto: il meteorite che cadde sulla Terra 65 milioni di anni fa provocò una scissione della nostra dimensione. Da un lato si sviluppò la specie umana, evolvendosi dalle scimmie fino a noi; dall'altro si evolsero i rettili, costretti a vivere in un pianeta desertico e inospitale. Il fatto: I fratelli Mario e Luigi (Bob Hoskins e John Leguizamo) due idraulici di Brooklyn, si ritrovano nell'altra dimensione quando le loro donne vengono rapite da due brutti ceffi. A capo della civiltà aliena vi è un tiranno malvagio, Re Koopa (un Dennis Hopper dalla pettinatura improbabile) che mira a fondere le due dimensioni per poter regnare su entrambe. Toccherà agli idraulici l'arduo compito di salvare il destino dei due mondi oltre che le loro amate.
Chiaramente Super Mario Bros non è un capolavoro, ma forse non si merita il primo posto nella classifica dei peggiori film tratti dal un videogioco. Di sicuro è più riuscito rispetto a film come House of the dead e Alone in the dark di Uwe Boll o Resident evil di Alexander Witt. A parte l'ottimo cast artistico, una nota di merito va al reparto scenografico, che in studio riesce a creare un caotico mondo alieno, denso di riferimenti a film di successo, da Blade Runner a Alien fino ad Atto di forza. Purtroppo però, l'atmosfera adulta e cyberpunk viene sfruttata male, cozzando in continuazione con la comicità troppo infantile di cui il film è infarcito (un esempio su tutti sono i personaggi di Spike e Iggy, due macchiette uscite da un cartone animato). Qua e là si intravedono alcuni spunti interessanti (la de-evoluzione, il fungo che infesta la città, la scissione delle due dimensioni) ma tutto si perde in una vicenda mal gestita che scivola in un vorticoso turbine d'idiozia. L'accoglienza del pubblico fu tiepida, quella della critica glaciale. Nonostante questo, a Super Mario Bros va riconosciuto il merito di aver fatto da apripista al filone dei film-videogiochi: se sia stato un bene o un male è tutto da capire.