
Andrea Arnold è una regista scozzese poco conosciuta in Italia. Dopo averi girato il cortometraggio Milk grazie al quale si è aggiudicata un premio Oscar, la regista scozzese ha diretto il suo primo lungometraggio dal titolo Red Road - vincitore a Cannes del premio della giuria. Fish Tank segna il suo ritorno dietro alla macchina da presa, consapevolezza questa volta che la difficoltà non è tanto realizzare un bel film quanto ripetersi. E la Arnold ci riesce in pieno: porta il suo film nuovamente a Cannes e bissa il premio già ottenuto precedentemente sulla Croisette. Per narrare la vita di Mia, giovane adolescente in perenne diatriba con la famiglia, l'autrice decide di puntare su di un attrice emergente, totalmente sconosciuta. La scelta cade su Katie Jarvis trovata dalla Arnold davanti ad una stazione ferroviaria intenta a discutere con il suo fidanzato. Mia (Katie Jarvis) è una ragazza di periferia, la sua è una vita ai margini. Divide l'appartamento con la madre con la quale ha un rapporto difficile e conflittuale e con la sorella di qualche anno più giovane di lei. Fuori da questo angusto spazio scopre quella che sarà la sua passione e quello che forse sarà il motivo della sua esistenza: l'hip hop. Le giornate di Mia sono di una routine totale, tutto è ripetitivo e noioso. Ma tutto cambia dal momento che Connor, il fidanzato della madre, piomba in casa minando la già flebile situazione familiare e la fragilità di Mia. Fish Tank strizza di gran lungo l'occhio al cinema di inseguimento che piace tanto ai fratelli Dardenne: come per i registi belgi anche la Arnold decide di pedinare Mia scrutandone ogni movimemtno. La macchina da presa però non dà giudizi o pareri sul modo di vivere della ragazza, si limita a mostrare la sua situazione; la osserva nei suoi balli, mette in evidenza la desolatezza che le regna accanto. La periferia dell'Essex scelta apposta per le sue vaste distese dove sorgono capannoni e palazzi fatiscenti rappresenta benissimo le prospettive della giovane ballerina sul suo futuro, un luogo freddo che il ritmo del suo ballo non potrà mai smuovere. Il titolo "Fish Tank" (recipiente di pesci) si riferisce proprio a questo: un luogo aperto ma allo stesso tempo delimitato, dal quale nessuno ti impedisce di scappare, ma nonostante ciò tutti restano imprigionati. L'hip hop è la molla che fa nascere in Mia il desiderio di emancipazione alla ricerca di un mondo dove il suo ballo possa evadere e non essere circoscritto alla stanza - con tanto di vetrata sul mondo all'interno del quale si allena coltivando i suoi sogni. Sicuramente è stato un rischio scegliere un attrice di strada, un attrice grezza che non aveva mai affrontato alcun tipo di esperienza recitativa. La regista, sapendo delle difficoltà che avrebbe potuto incontrare la giovane debuttante, le ha facilitato il lavoro accostandole un attore già formato nel ruolo di Connor (Michael Fassbender, dove inizialmente era previsto che ci fosse un attore anch’esso sconosciuto) ma soprattutto di girare il film in ordine cronologio, dalla prima all’ultima sequenza in modo tale che la Jarvis potesse man mano entrare sempre di più nel personaggio. Alla resa dei conti si può dire che il rischio sia valso la candela, poiché la naturalezza con la quale Katie Jarvis si muove sullo schermo è estremamente funzionale al racconto.