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La Città Invisibile

30/07/2010 11:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

La Città Invisibile

Avevamo lasciato L’Aquila di celluloide impantanata nel fango del caustico Draquila - L'Italia che trema di Sabina Guzzanti; il ventottenne Giuseppe Tandoi, al

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Avevamo lasciato L’Aquila di celluloide impantanata nel fango del caustico Draquila - L'Italia che trema di Sabina Guzzanti; il ventottenne Giuseppe Tandoi, al suo primo lungometraggio sciacqua via tutto il putridume e ce ne presenta una versione glassata di buonismo e ricoperta dallo zucchero filato tipico delle teen-comedy. Tandoi prende le distanze dalla politica (“non mi interessa”) e dallo scomodo precedente di Draquila e asserisce l’importanza di una storia “leggera” per far tornare alla normalità la vita degli aquilani. Tutto giusto. Ma allora, perché L’Aquila? La città rimane sullo sfondo per tutto il film, richiamata solo da qualche breve carrellata dall’alto, le migliori della pellicola; una spettatrice non pagante in un film che la tocca solo in superficie, senza andare a scavare mai neppure per un attimo.


Il terremoto e la tragedia del 6 Aprile 2009 rimangono inesorabilmente fuori dalla porta.


Non a caso, dopo pochi minuti, la tendopoli in cui è ambientato il film sembra trasformarsi in un qualsiasi campeggio di Riccione, dove si incrociano amori e problemi esistenziali vari. Luca studia Medicina solo per compiacere il padre ma in realtà vuole sfondare nel mondo della musica col suo gruppo pop/rock (i D-Line, band realmente esistente); la sua vita prende una direzione diversa con quando incontra Lucilla, timidissima studentessa in odore di santità. La sua migliore amica, la snob Valeria, si innamora del suo salvatore Sorin, ma è frenata dal passaporto rumeno di lui... La festa della Perdonanza risolverà i problemi di tutti.


Cast zeppo di volti più o meno noti della nostra televisione: Alan Cappelli Goetz (uno dei ragazzi che sfidava la nostra pazienza portando a spasso Fiammetta sul bus), Barbara Ronchi (spot Vodafone), Roberta Scardola (la Carlotta dei Cesaroni), l’inespressivo Leon Cino (il ballerino vincitore di Amici) e Gabriele Cirilli di Zelig. Nota di merito per Riccardo Garrone, una spanna sopra gli altri nel ruolo del nonno di Barbara e di coscienza collettiva della città: con un po’ più di spazio e con molta meno banalità nei dialoghi sarebbe stato davvero una nota lieta. Bravo anche Nicola Nocella che risulta simpatico e credibile nel ruolo dell’irrefrenabile batterista Remo. Una commediola politically correct insipida e piatta, riservata a un pubblico di teenager; “realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che lo ha riconosciuto Film di interesse culturale nazionale”. Niente meno. Vietato ai maggiori di quattordici anni.


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