È scomoda e inquietante la verità messa a nudo da Al Gore in questo film documentario, che ha sollevato in gran parte consensi e apprezzamenti da pubblico e addetti del settore, ma anche critiche da parte di un filone antagonista che continua a non voler accettare i rischi per il futuro del nostro pianeta. Prima di cimentarsi in questo lungometraggio, non era certo la prima volta che Gore si occupava di ambiente. Già nel 1992 aveva pubblicato il libro Earth in the Balance: Ecology and the Human Spirit sul quale si basano molti dei suoi discorsi pubblici; ma in questa pellicola diretta da Davis Guggenheim (regista di alcuni episodi delle serie tv NYPD Blue e E.R. Medici in prima linea e del lungometraggio Gossip), che si è aggiudicata il premio Oscar nel 2007 come miglior documentario e migliore canzone, espone una serie di dati scientifici inattaccabili, tabulati, previsioni sul nostro prossimo futuro e risposte alla domanda su come affrontare il riscaldamento globale del pianeta. Con questo film Al Gore si impegna a diffondere in prima persona, attraverso un tour che lo porta nei quattro angoli del mondo, la sua scomoda ma inconfutabile verità, sfidando migliaia di scettici ma forte delle sue fonti e delle sue ricerche in oltre vent’anni di attività. Impossibile non notare una somiglianza con lo stile di Micheal Moore, anch’egli attore e regista quanto mai scomodo e impegnato su più fronti di verità, dalla lotta alle armi alle multinazionali farmaceutiche, ma senza pause ironiche o che lascino respirare un po’ di aria fresca. Il documentario di Gore non permette distrazioni: non è di certo una pellicola da vedere distrattamente a tarda notte o sgranocchiando pop corn; merita attenzione e rispetto verso chi, come Al Gore, si è impegnato in prima linea, mettendoci faccia e reputazione, per cercare di fare luce di quanto più lontano ai nostri occhi, eppure così direttamente dannoso e pericoloso per la salute di tutti. Sostanzialmente il film espone tutti i dati e le previsioni degli scienziati sui cambiamenti climatici, alternando le docu-notizie con momenti dedicati alla vita di Al Gore. Attraverso una presentazione che ha fatto il giro del mondo, l’ex concorrente alla Casa Bianca espone tutte le implicazioni politiche ed economiche della catastrofe climatica e illustra le probabili conseguenze del riscaldamento del pianeta se non si interverrà immediatamente e a livello globale per ridurre le rischiose emissioni di gas serra. Gran parte del film è anche dedicato a confutare tutte quelle teorie che negano i rischi e che sostengono che il riscaldamento globale sia una falsa minaccia e una bufala mediatica. A sostegno delle tesi vengono anche presentati esempi concreti, come l’attuale situazione critica che stanno vivendo i ghiacciai della Groenlandia, vittime di temperature decisamente troppo elevate che a poco a poco ne stanno causando lo scioglimento, e persino catastrofi come l'uragano Katrina trovano nuove spiegazioni. Gore se la prende anche con colossi industriali (come General Motors) e l’atteggiamento delle nazioni verso il protocollo di Kyōto. Il film però non è solo una disanima sconfortante di dati e previsioni catastrofiche ma anzi, la sua forza e positività sta anche nel prospettare papabili soluzioni, osservando come gli effetti tragici del riscaldamento globale possano essere scongiurati attraverso una cooperazione a livello globale, ma anche una serie di comportamenti dei singoli individui, per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera. Un pugno nello stomaco, una realtà disarmante e allarmante che però non può e non deve essere ignorata. Gore, così come Moore, ha il pregio di parlare alle masse in modo chiaro e semplice su quanto molti invece vogliano rimanga oscuro e ignoto.