
Le sale cinematografiche italiane in Agosto sono invase da horror thailandesi: ora è il turno di Alone, diretto dai registi di Shutter (2004) e sceneggiato tra gli altri da Sophon Sakdapisit, regista di Coming soon. Pim (Marsha Wathanapanitch) e Vee (Withaya Wasukraipaisan) sono una coppia thailandese trasferitasi in Corea; la notizia dell’ictus che ha colpito la madre di Pim li riporta però nel paese di origine e nella casa di famiglia di Pim che viene tormentata dalle apparizioni della defunta gemella. Un tema, quello del gemello malvagio, decisamente caro al cinema di genere, e sfruttato in più occasioni dal Dottor Jekyll & Mr. Hyde in poi, ultima in ordine cronologico Il mai nato (2009). E, come a ricalcare la trama, anche il film si muove su due blocchi simili ma ben distanti: una prima parte decisamente fin troppo standard e prevedibile, una seconda interessante e trascinante, più vicina al thriller. Per tre quarti d’ora l’impressione è quella di vedere un clone, sicuramente ben girato ma inesorabilmente scandito da spaventi a tavolino telefonatissimi: apparizioni allo specchio, in ascensore, in bagno, in camera da letto, insomma tutto il campionario condito dalle inseparabili bordate di decibel improvvise. Ma quando ormai l’attenzione sembra irrimediabilmente scemata, un inaspettato colpo di scena cambia totalmente la prospettiva del film restituendogli smalto e mordente, virando verso le tonalità decisamente meno macabre ma più accattivanti di uno psico-thriller. Wongpoom e Pisanthanakun sono molto abili nel disegnare la storia di Vee e Pim dall’innocenza dei primi incontri (davvero belle le sequenze dell’approccio tra il giovane Vee e le gemelle siamesi in ospedale) alla graduale discesa nell’orrore portata dalla crescita delle due bambine, sottolineata da piccoli indizi insignificanti che assumono senso progressivamente fino alla soluzione conclusiva. Per gli aficionados dell’Horror sicuramente un prodotto da non trascurare.