Jerry Bruckheimer e Jon Turteltaub: il solo affiancarli permette di avere una visione preliminare di una loro collaborazione. Se non altro perché alle spalle entrambi hanno la fortunata serie de Il mistero dei Templari. Aggiungiamoci un budget davvero da capogiro ed otterremo L’Apprendista Stregone. Nonostante per molti l’apprendista stregone sia solo uno dei momenti più belli e celebri di un film Disney, le radici della storia affondano nel poema del 1797 scritto da Johann Wolfgang von Goethe e divenuto poi, cento anni dopo, un famoso componimento sinfonico di Paul Dukas. La storia dell’apprendista che, dopo essere stato lasciato solo dal suo vecchio maestro, cerca di dimostrare le sue abilità magiche, combinando invece solo disastri è diventato il punto di partenza di questa moderna reinterpretazione. Balthazar Blake (Nicolas Cage) è uno stregone, discepolo di Merlino, che vive nella Manhattan moderna. Da millenni è alla ricerca del sommo merliniano, l’unico in grado di sconfiggere il suo acerrimo nemico Maxim Horvath (Alfred Molina), desideroso di riportare in vita la perfida Morgana e distruggere il mondo così come lo conosciamo. La sua ricerca sembra fermarsi quando incontra Dave Stutler (Jay Baruchel), un giovane ragazzo appassionato di fisica che già in passato ha dimostrato di avere un potere nascosto. Uno un mago e l’altro uno scienziato: la collaborazione tra i due è ovviamente difficile da gestire ma inevitabile. Amore, magia, avventura: gli ingredienti per fare de L’apprendista stregone un perfetto blockbuster per famiglie ci sono tutte, eppure il film sembra non funzionare mai abbastanza e non eccellere in nessuno dei suoi aspetti peculiari (esclusi forse gli effetti speciali, ormai firma indelebile dei progetti di Bruckheimer). La storia è debole e prevedibile, a tratti troppo infantile anche per il suo pubblico di riferimento; il montaggio è confusionario e più dedicato alla spettacolarità che alla chiarezza narrativa; il ritmo registico è indeciso e altalenante. Se a tutto ciò aggiungiamo un cast non al massimo delle proprie potenzialità , con un Jay Baruchel poco convincente soprattutto nella parte iniziale, un sempre uguale a se stesso Cage e un buon Molina, che non può però reggere tutto il film sulle sue spalle, gli scarsi risultati finali del film sono presto spiegati (e non affrontiamo l’argomento Monica Bellucci). Ovviamente il contesto magico non è completamente marcio e L’apprendista stregone è capace di regalare anche qualche momento godibile a livello visivo ed emozionale, tra cui segnaliamo l’obbligato omaggio alla sequenza di Fantasia (1940), piacevolmente nostalgica e divertente.