Puntuali come un treno giapponese, ogni tre anni Shrek e la sua allegra compagnia di sgangherati personaggi da favola approdano al cinema, con risultati non sempre all'altezza. Dopo un primo originalissimo episodio e un secondo capitolo letteralmente esplosivo, nel 2007 si è assistito ad un certo declino della saga, dovuto in primis ad una storia con poco mordente e alla poca capacità di rinnovare il contesto della saga, magari con personaggi nuovi davvero ispirati come era successo in Shrek 2. Shrek e vissero felici e contenti è stato annunciato come l'ultimo capitolo della saga (dobbiamo crederci?) e in quanto episodio conclusivo, le aspettative per un commiato degno di questo nome sono alte: saranno state rispettate? “E vissero - per sempre - felici e contenti.” Non è forse questo il destino di tutte le fiabe? Chi conosce le versioni originali dei classici sa che non è sempre così, ma in quel di Molto, molto lontano in teoria dovrebbe essere quasi un obbligo contrattuale per le principesse e relative famiglie. La realtà, però, è ben diversa dalla fantasia anche in un luogo fatato del genere, e la routine familiare sta facendo letteralmente impazzire il povero Shrek (Myke Mayers), tra gli invadenti amici di sempre e i suoi doveri di padre, che non gli lasciano un attimo libero. L'orco verde si ritrova così a rimpiangere i tempi spensierati in cui viveva da solo nella palude e scacciava i villici dalle sue terre per divertimento. Ad approfittare del suo momento di debolezza ci pensa Tremortino (Walt Dhorn), infido folletto che con l'inganno lo porta, teoricamente per un solo giorno, a rivivere le emozioni da scapolone tanto desiderate. Firmato un infingardo contratto, Shrek si ritrova in una dimensione parallela in cui Ciuchino (Eddie Murphy) è un asino da soma al servizio di alcune streghe, il Gatto (Antonio Banderas) è diventato un ciccione pappamolla e la sua amata Fiona (Cameron Diaz) si è dovuta liberare da sola dall'antro della draghessa. E ciò che è peggio, lui non è mai nato e Tremortino è diventato Re di Molto, molto lontano. L'unica speranza per riportare ogni cosa al suo posto è un bacio di vero amore entro l'alba: ma come fare a riconquistare il cuore di Fiona in poche ore? E dopo aver saltato burroni, vulcani e draghi, ora Shrek - come si dice negli USA - salta anche gli “squali”. Ovvero, si imbarca in un'avventura senza capo né coda solo per far contenti i suoi fan e, soprattutto, le casse della Dreamworks. Il quarto capitolo delle avventure di Shrek è una delusione enorme e inaspettata: tutto sa di già visto, le idee sono poche e male organizzate. A partire da un plot indegno anche di un “What if?” che pone le basi sul classico - e oramai abusato - espediente del paradosso temporale, allarmante indice della povertà di idee che colpisce molte produzioni statunitensi. Si prosegue con lo svolgimento prevedibile e noioso della trama, tanto che è difficile trovare elementi appartenenti alla saga; almeno il terzo episodio, pure nella sua lentezza, tirava fuori occasionalmente l'animo distintivo dell'epopea shrekkiana. Qui invece si rielaborano in modo banale i personaggi principali, contornati da un manipolo di orchi tutti uguali e un gruppetto di “cattivi” decisamente insipido. Da' poi molto fastidio notare una quantità così enorme di deliberati errori di continuity: certo, non stiamo parlando di un thriller di Christopher Nolan ma di un cartoon per famiglie, ma un qualunque bambino appassionato della saga ricorderà che alcuni personaggi nei capitoli precedenti (compresi gli stessi Tremortino e Pifferaio) erano diversi, e che certe situazioni non possono, per forza di cose, essere come vengono presentate in questo stanco, noioso sequel. Davvero un peccato, anche perché da un punto di vista tecnico il film è tutt'altro che disprezzabile (pur non raggiungendo nessuna vetta di eccellenza particolare) e si pregia di un 3D - anche in IMAX, all'estero - di buona fattura, tra i migliori visti di recente. Per fortuna non è tutto perduto, c'è ancora un'occasione di riscatto: l'arrivo del prequel spin-off dedicato al Gatto con gli stivali è quanto mai prossimo.