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Sex Crimes - Giochi Pericolosi

28/08/2010 10:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

Sex Crimes - Giochi Pericolosi

Fine degli anni '90: un'epoca di transizione verso un futuro poco definito e misterioso, probabilmente non dissimile da un recente passato in cui, negli USA, ha

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Fine degli anni '90: un'epoca di transizione verso un futuro poco definito e misterioso, probabilmente non dissimile da un recente passato in cui, negli USA, hanno fatto da padrone scandali a base di intrighi di potere, sesso e denaro. E proprio in quest'atmosfera decadente si tuffa il cinema di quegli anni, con una moltitudine di opere in cui le ombre prevalgono e le dicotomie marcate vengono spesso meno. Wild Things, da noi conosciuto come Sex Crimes, è uno di questi film.


Essere un giovane e prestante insegnante di un liceo californiano può non essere una vita tutta rose e fiori come ci si immagina: soprattutto se si viene, di punto in bianco, accusati di stupro da parte di due delle proprie alunne. É quanto accade a Sam Lombardo (Matt Dillon) idolo degli studenti di Blue Bay nonché provetto skipper. L'imputazione è pesante, e uscire indenni dal processo non si prospetta cosa facile. In suo aiuto accorre così l'avvocatuncolo Kenneth Bowden (Bill Murray), mentre il detective Ray Duquette (Kevin Bacon) indaga sul caso, che si rivela più complesso del previsto...


Sex Crimes all'epoca della sua uscita ridefinì un genere, quello del sexy-thriller, e rimane tutt'ora uno dei migliori esponenti della sua categoria. Durante la prima ora lo spettatore viene catturato dal processo ai danni di Lombardo, ma è solo nella seconda parte che il film svela il suo potenziale di thriller, con tutta una serie di colpi di scena assolutamente ben congegnati che hanno fatto scuola, tanto da esser stati la base su cui sono stati costruiti i suoi tre sequel. Il “sex” contenuto nel titolo non è ingannevole: le sequenze erotiche sono presenti nella giusta misura e soprattutto sono girate con occhio attento e artistico, non risultando, così, eccessivamente gratuite, anzi contribuiscono alla delineazione della personalità dei protagonisti. Protagonisti, per altro, in parte: ogni singolo attore recita con attenzione il suo ruolo contingente - con un grande Dillon e un Murray mai così ambiguo. Bravo anche Bacon (tra l'altro produttore esecutivo della pellicola) e sorprendenti le qui giovanissime Denise Richards e Neve Campbell, super-sexy e decisamente misteriose. I meriti maggiori, ad ogni modo, vanno alla sceneggiatura di Stephen Peters - mai prevedibile - e alla regia di John McNaughton, che è in grado di calare perfettamente lo spettatore nell'afosa atmosfera di una California torrida e infingarda.


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