
«Questo documentario è ritenuto troppo inquietante per una visione pubblica». Su queste sibilline parole si apre Noroi, film del regista giapponese Kôji Shiraishi, autore di interessanti horror ancora inediti in Italia. Ci troviamo dinanzi a un mockumentary horror, sulla falsariga lanciata dal culto di The Blair Witch Project. E quindi riprese a mano, quell'alone di mistero che tende a far pensare che si stia assistendo a qualcosa successo realmente, e più di un occhio strizzato alla psiche degli spettatori più suggestionabili. Ma in questo caso, come vedremo, non ci troviamo di fronte a una mera e furba operazione di marketing, in quanto le vicende narrate riescono a terrorizzare nonostante si sappia già di assistere a una "travestita" finzione. L'indagatore dell'occulto, il giornalista Masafumi Kobayashi (Jin Muraki) scompare misteriosamente il 12 aprile 2004, dopo l'incendio che ha distrutto la sua casa e nel quale ha perso la vita la moglie Keiko (Miyoko Hanai). Masafumi aveva da poco finito di girare un documentario dal titolo “Noroi - La maledizione”, nel quale erano raccolte diverse riprese delle sue recenti indagini. L'uomo aveva conosciuto Kana (Rio Kanno), una bambina dotata di poteri psichici, che era scomparsa nel nulla, e Marika Matsumoto (attrice anche nella realtà, che qui interpreta se stessa), una giovane attrice che, in seguito a una "gita" notturna in un luogo di presunte apparizioni, era stata più volte posseduta durante il sonno. Ad aiutare Kobayashi nelle sua indagini, Mitsuo Hori (Satoru Jitsunashi), un potente medium che aveva ceduto alla follia a causa delle visioni e le premonizioni che lo assillavano. Il giornalista scoprì che questi tre casi sembravano collegati a un'antica maledizione del piccolo villaggio di Shimokage, sommerso da un lago artificiale nel 1978 in seguito alla costruzione di una monumentale diga. Il cinema orientale conosce perfettamente le vie della paura. Adattandole a un mockumentary, queste vengono amplificate a dismisura, "regalando" al pubblico due ore di visione assolutamente agghiacciante, dove non si sa mai cosa ci si troverà davanti nella scena successiva. Il film è una sorta di "raccolta" di diverse riprese effettuate dal protagonista (e dal suo cameraman) durante le indagini, e includono perciò interviste, spezzoni di programmi televisivi sull'occulto, e vere e proprie escursioni in questo mondo misterioso nel quale Kobayashi si è gettato. Il tutto genera un'inquietudine crescente, con almeno tre o quattro momenti di assoluto terrore, e seppur per la quasi totalità le entità spettrali, o presunte tali, non vengano mostrate, alcune sequenze raggelano il sangue nelle vene. La costruzione a incastro non ha per nulla inficiato la perdita dell'atmosfera, anzi ha aumentato la tensione e l'empatia che si viene a creare con i personaggi, con i quali più di una volta si vengono a provare le stesse sensazioni di ansia e impotenza. Il film procede con un ritmo omogeneo, cercando di far salire lentamente, ma costantemente, il filo dell'angoscia, introducendo temi e vicende con una progressione pressoché impeccabile. L'elemento che crea ancora più affinità con l'aura di presunta realtà impressa, è che spesso vengono mostrate ricerche a vuoto, e fatti non strettamente collegabili al plot principale, rendendoci complici e "vittime" di questo viaggio nell'ignoto alla ricerca della verità. Noroi vive così di un'alternanza tra il possibile e fatti inspiegabili, davvero imputabili al mistero e al mondo degli spettri. Difficile rimanere impassibili alla potenza emotiva che il film riesce a trasmettere, e soprattutto al terrore che attanaglia a fine visione per chi, solitario abitante della propria dimora, difficilmente troverà il sonno senza guardare più volte nel silenzio della notte implorando che nell'oscurità non si trovi qualcuno o qualcosa.