
Fantasmi (Phantasm) uscì nelle sale americane nel 1979, consacrando l’allora ventenne regista Don Coscarelli a un successo inaspettato. Il film, una pellicola fatta in casa, girata nei weekend con un gruppo di amici e costata circa 300.000 dollari, ne incassò 15 milioni. Il merito fu soprattutto dell’accurato lavoro d’atmosfera mediante il quale Coscarelli riuscì a regalare agli spettatori più di un brivido lungo la schiena, suggestive sequenze oniriche e una nuova icona del cinema horror: Tall Man. La carriera di Coscarelli proseguì, ma senza riuscire a spiccare il volo, e solo nel 1988, grazie a un fortuito incontro con uno dei boss della Universal, fan del primo film, il regista riuscì a ottenere i finanziamenti necessari per rimettersi all’opera sulla sua creatura: potendo contare su di un budget di tre milioni di dollari (dieci volte il costo del primo film), Coscarelli mette in cantiere Phantasm II, riprendendo il filo narrativo esattamente dove l’aveva lasciato. Dopo i fatti narrati nel primo film, il giovane Mike, allora tredicenne, viene rinchiuso in una casa di igiene mentale a causa delle sue storie su Tall Man, becchino paradimensionale che trafuga i corpi dei cadaveri per trasformarli in schiavi. Mike (James LeGros) viene rilasciato dieci anni dopo e subito rientra in contatto con l’amico Reggie (Reggie Bannister), unica persona rimastagli, e insieme iniziano a dare la caccia a Tall Man (Angus Scrimm) bramosi di vendetta. A grandi linee Phantasm II ripropone la trama e le situazioni già viste nel primo capitolo, soprattutto nella seconda metà . L’innovazione sta nell’allargare la scala d’azione dalla piccola cittadina di provincia a tutti gli Stati Uniti, attraverso un orrorifico viaggio on-the-road che porterà Reggie e Mike in cittadine spopolate e cimiteri svuotati, inequivocabile segno del passaggio di Tall Man. Il senso di suggestione e irrealtà onirica affrescate da Coscarelli è reso al meglio, superando persino gli apici raggiunti dal primo film (emblematica la sequenza in cui Mike si aggira nel cimitero notturno costellato di tombe svuotate), amplificato ancor di più da un ottimo lavoro di fotografia (a opera di Daryn Okada) molto più curata rispetto al precedente capitolo. Ambienti cupi e scuri, illuminati perlopiù da luci fioche che contribuiscono ad affrescare dense ombre in cui si annidano i mostri, quasi la nostra dimensione fosse nient’altro che un preludio a quella infernale, sconfinata e desertica di Tall Man. Qua e là vi sono delle note stonate che rischiano di sgretolare l’atmosfera: il gran dispiegamento di elementi pirotecnici e l’elevata componente splatter rimandano inevitabilmente agli anni ‘80 e fanno intendere il target di teenager su cui la produzione voleva far leva per accrescere gli incassi. Il miracolo della moltiplicazione dei dollari però non accadde di nuovo, e Phantasm II si fermò ad appena sette milioni d’incasso. Non tra i migliori horror degli anni ’80, ma comunque un discreto film per appassionati.