Splendida favola in immagini, tra cinema e teatro, naiveté e stop motion, L’uomo fiammifero, opera prima del valente Marco Chiarini, è stato girato nelle campagne del teramano ed ha fatto, meritatamente incetta di riconoscimenti: il Premio Luigi Bianchi per la Miglior Opera Prima al Busto Arsizio Film Festival, il Premio Internazionale della Giuria al Cairo International Film Festival for Children, il Premio per il Miglior Film all’Est Film Festival, il Primo Premio al Festival di Foggia ed ha spopolato a Giffoni 2009, ove è stato presentato come Evento Speciale. A Roma la pellicola è stata proiettata, in primis, al Nuovo Cinema Aquila che l’ha coraggiosamente ospitata dal 19 febbraio al 29 aprile del 2010. L’uomo fiammifero è la semplice quanto epica avventura di Simone e Lorenza, dei loro superamici, più o meno immaginari/immaginati e di un papà dolcissimo quanto, solo in apparenza, burbero, interpretato dal grande Francesco Pannofino. Il quale, dopo quest’intensa prova che lo ha visto addirittura sbarbato e senza baffi, ci ha fornito l’ennesima prova del suo non essere soltanto una gran voce (tra i tanti, è il doppiatore ufficiale per l’Italia di George Clooney, Denzel Washington, Antonio Banderas e William Petersen, noto come Gil Grissom di CSI) ed un caratterista di prim’ordine (Boris docet). Non bisogna dimenticare, però, che la vera protagonista di questo piccolo grande film è, badate bene, la campagna teramana, viva e pulsante di lucciole e falene, di trappole e maialini volanti, di vecchie canzoni e succulente girelle. Bisogna quindi ringraziare il Cineforum di Teramo e coloro che hanno acquistato sia le tavole originali sia il libro contenente disegni e acquerelli del protagonista, disegnati dal regista in persona. È, infatti, proprio grazie a quei ventimila euro miracolosamente raccolti che questo sogno è potuto divenire realtà. Date le incredibili difficoltà distributive cui vanno incontro le opere prime nel nostro paese. L’uomo fiammifero si è avvalso della Social Distribution, esempio innovativo di diffusione dal basso in cui lo spettatore distribuisce il film e prende parte agli incassi. Ecco le parole con cui la giuria dell’Est Film Festival ha motivato l’assegnazione del primo premio: “Il lavoro di Chiarini pare essere quella luce, fragile e mutevole, soggetta al vento, come quella di un fiammifero nella notte, cui fare affidamento pur senza certezze matematiche. La luce del fiammifero di Chiarini è la luce capace di sfidare le convenzioni e vincere quelle difficoltà in cui tanto cinema giovane si dibatte e affoga, con la semplice voglia di essere, lieve, mai pedante, mai autoriale. Ed è la luce che ci ricorda di come la capacità di immaginare, la capacità di pensare che le cose debbano e possano essere diverse, migliori, più pure sia in qualche modo l'essenza del cinema. E l'essenza di un futuro migliore” . Un piccolo, grande film, da vedere e far vedere perché tutti, nel cuore, vogliono veder brillare la scintilla di quando erano bambini.