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Due cuori e una provetta

15/10/2010 11:00

Erika Di Giulio

Recensione Film,

Due cuori e una provetta

Dai produttori di Juno e Little Miss Sunshine e diretto da Will Speck e Josh Gordon, The Switch, è tratto dal racconto Baster apparso sul The New Yorker nel 19

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Dai produttori di Juno e Little Miss Sunshine e diretto da Will Speck e Josh Gordon, The Switch, è tratto dal racconto Baster apparso sul The New Yorker nel 1996. Autore, il premio Pulitzer Jeffrey Eugenides da sempre maestro in confusioni e contorsioni relazionali.


Da noi è arrivato come Due cuori e una provetta e racconta la storia di Kessy (Jennifer Aniston), una splendida quarantenne che giunta all’apice della sua carriera e single per scelta (degli altri) progetta di affidarsi alla procreazione assistita per riuscire ad avere un figlio. Convoca così il suo miglior amico Wally (Jason Bateman), segretamente innamorato di lei, per confidargli la sua decisione. Niente più uomini ma solo dispensatori di un DNA di ferro. La ricerca sarà accurata e attenta e condurrà Kessy ad eleggere Roland-Donor (Patrick Wilson) donatore-padre ideale. Roland è un vincente. Dannatamente perfetto, biondo bello e dice sempre di sì. Al contrario, Wally è un consulente finanziario ipocondriaco e ruvido; un personaggio complicato e certo più affascinante, che protegge la propria emotività repressa stoccando battute al vetriolo e trattando la vita con diffidenza. Alla festa in onore dell’atto di donazione, Wally ubriaco trova la provetta di Roland e, nello spazio asettico della toilette, decide di “switchare” la pozione. Il sabotaggio si è compiuto ed il mix è così perfezionato. Ma Wally non ricorderà nulla di quanto accaduto e Kessy, rimasta incinta nel frattempo, si trasferirà nel Minnesota per crescere il suo bambino. Sette anni dopo, Kessy torna a vivere a New York e Wally, finalmente alleggerito dopo aver dismesso i maglioncini imbarazzanti a favore di chiare e fresche camicie (a testimoniare l’inizio di un cambiamento), può incontrare Sebastian, precoce e bizzarro figlio di Kessy (un bravissimo Thomas Robinson al suo esordio). Le affinità tra i due si fanno sempre più strette e le coincidenze aumentano. Sebastian è vulnerabile, colleziona cornici vuote e si è creato una famiglia di cartone in bella vista vicino al letto; bofonchia mentre gusta il cibo, si batte per le cause dei randagi ed è un animalista afflitto da pessimismo cosmico, vestito da vecchietto in pensione. Wally scoprirà ben presto che le cose che non sopporta in questo bambino sono esattamente quelle che odia in se stesso. Perciò, solo una riflessione su di sé potrà condurlo ad una piena e reale accettazione del piccolo. E alla fine tutto sarà chiaro.


Dopo la comicità sfrenata e demenziale di Blades of Glory, il duo Speck/Gordon avvezzo al prodotto zippato dei commercial, lavora ad un’opera che (anche se non del tutto) è più di una love story partorita in provetta. È la rom-com su un uomo. Un About a boy abbassato di tono: più satira che slapstick, più carattere che atmosfera, più sceneggiatura (Allan Loeb) che messa in scena. Più lui che lei. La commedia procede tra l’umorismo sottile e una serie di divertenti “sparring match-botta e risposta” ben calibrati sui tempi comici degli interpreti. La coppia funziona bene, ma il risultato tuttavia, è di un basso dinamismo che soffre dell’impianto abusato della favola moderna in cui il migliore amico si rivela alla fine anche un buon marito. Alcune idee geniali (il momento dello switch, un party hippie per l’inseminazione, la presenza di un bambino di sei anni consumato dal pessimismo e dall’angoscia) serbano una vis comica ed un potenziale che avrebbero meritato mani più esperte. Così come la straordinaria personalità di Bateman e di Jeff Goldblum (nel film socio e confidente di Wally) da spingere di più sul filo del surreale e del sarcasmo. Il film ha comunque il pregio di trattare con freschezza un tema delicato e toccante, esplorando la crisi di coscienza dei suoi protagonisti. Ha delle premesse reali ma resta avulso dalla realtà, pur trattando una materia di straordinaria attualità. Hollywood riabilita le gloriose quarantenni e non teme invecchiamento e infertilità. Mamma a tutti i costi, Jennifer Aniston consegna una prova come sempre degna nell’ambito del genere, anche di questa “social‐class comedy”, come i produttori l’hanno definita. Insomma, mamma dolce lo sarebbe davvero. La sua forza sta nell’essere la ragazza della porta accanto prigioniera del proprio ruolo, volitiva, amabile, più che sexy. Sebastian resta comunque per lei un atto d’amore. E succede che il piccolo fa crescere il grande e finalmente le cornici possono riempirsi di facce e ricordi autentici.


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