Nella storia del cinema sono rare le occasioni in cui un sequel riesce ad eguagliare o addirittura superare i risultati del predecessore, non tanto dal punto di vista remunerativo quanto piuttosto sotto il profilo qualitativo. Un’impresa del genere viene resa difficile da una serie di ostacoli evidentemente da non sottovalutare, come lo possono essere la difficoltà di arricchire il cast con nuovi comprimari che siano all’altezza dei volti già noti, approfondire in modo soddisfacente la caratterizzazione dei protagonisti, creare un intreccio narrativo che sappia riprendere le fila di quello precedente riuscendo tuttavia a proiettarsi verso più ampi ed innovativi orizzonti. Solo pochi nomi coraggiosi hanno potuto vincere una sfida tanto impervia, e purtroppo L’Era Glaciale 2 non può essere annoverata tra di essi. Il secondo lungometraggio dei Blue Sky Studios non arriva infatti a replicare i fasti del capostipite, riuscendo tuttavia a raddoppiare gli introiti già sorprendenti ottenuti con il primo titolo. Il problema principale della pellicola sta nel fatto che la regia di Carlos Saldanha (priva questa volta del supporto creativo dell’altro ideatore della saga, Chris Wedge), sebbene tenti di arricchire la formula originaria con nuovi ingredienti, finisce tuttavia per smarrire quella semplicità effervescente che aveva fatto la fortuna del precedente lavoro. Riprendendo direttamente dall’originale l’impianto da road movie, l’ambientazione polare ed i collaudati meccanismi di gag e citazioni “ a cascata”, il sequel innanzitutto affianca nuovi personaggi al branco composto da Sid, Manfred e Diego: alcuni di essi piuttosto ispirati (i pestiferi Eddie e Crash; gli insospettabili avvoltoi canterini), altri decisamente privi di carisma (i mostri marini Tornado e Cretaceo, del tutto anonimi). La durata della pellicola, invece, rimane pressoché invariata, rischiando così un affollamento su schermo che inevitabilmente provoca la patita compressione dello spazio riservato ad un maggior approfondimento dei protagonisti stessi. Ma è lo svolgimento della vicenda a riservare le pecche maggiori: deviando dalla schietta ilarità del primo episodio, Il Disgelo approda su un terreno più vicino ai toni e agli stilemi tipici della commedia americana, affrontando situazioni di carattere soprattutto sentimentale le quali tuttavia non trovano la forza di staccarsi dagli stereotipi del genere. Le risate e i siparietti comici di certo non mancano, eppure non hanno la stessa spontaneità e fantasia di quelli del primo episodio. È un divertimento “di routine”, privo di particolari sprazzi creativi. Fortunatamente ci pensa lo sfortunatissimo Scrat a risollevare almeno in parte le sorti della produzione: questa volta le sue catastrofiche peripezie, nonostante non appaiano più ben integrate nel tessuto della narrazione complessiva, hanno il merito di raggiungere picchi di autentico sadismo. L’Era Glaciale 2 - Il Disgelo non è un brutto film, intendiamoci: nel suo piccolo riesce ancora a divertire grandi e piccini, ma perde sotto tutti i punti di vista il confronto con l’originale. La pellicola resta caldamente consigliata agli appassionati della serie ed agli amanti del cinema d’animazione, ma lo splendore che illuminava la piccola, preziosa gemma costituita dal capostipite è andato purtroppo smarrito.