Quando si dice “carriera fulminante”: Zack Snyder, in appena sei anni, ha già all'attivo quattro blockbuster, con un quinto in procinto di uscire. E stiamo parlando di pellicole come il riuscito remake de L'alba dei morti viventi, il controverso 300 e il pregevole Watchmen. Partendo dalla rielaborazione in chiave spettacolare del classico di Romero, Snyder ha affinato la tecnica con le pedisseque trasposizioni di due imponenti graphic novel d'autore, per arrivare, nella primavera del 2011, all'originale e fuori dagli schemi Sucker Punch. Ma cosa troviamo su questa strada? Inaspettatamente, una pellicola per famiglie, destinata a rimanere, per molto tempo, ai vertici dell'eccellenza tecnica dei film in animazione computerizzata.
Soren è un piccolo gufo – un barbagianni, per l'esattezza – idealista e sognatore, cresciuto nel mito (alimentato dalle storie raccontate dal saggio padre Noctus) dei leggendari “Guardiani di Ga'Hoole”, protettori della pace e dei più deboli. Durante un'esercitazione di volo 'non autorizzata', insieme al disincantato e cinico fratello Kludd, Soren viene rapito allo scopo di prendere parte all'esercito dei Puri, che, guidato dal feroce Metalbeak si appresta a soggiogare il loro mondo. Sarà solo l'inizio di un'incredibile avventura, culminante nella ricerca degli stessi, mitici, Guardiani di Ga'Hoole di cui Soren ha tanto sentito cantare le gesta.
E dopo tre film decisamente dedicati ad un pubblico maturo, Zack Snyder si dedica anche al cinema per famiglie, con questa trasposizione per il grande schermo della prima parte della lunga saga de I guardiani di Ga'Hoole di Kathryn Lasky. Tre difatti i libri (La cattura, Il grande viaggio e Duello mortale), su quindici in totale, che coprono l'arco della sceneggiatura di questo film, decisamente dedicato ad un pubblico infantile ma degno di visione anche da parte di quello adulto. In prima istanza per la magnificenza tecnica che può vantare la pellicola: lo studio Animal Logic (suoi i pinguini di Happy Feet) ha svolto un lavoro veramente ammirevole, che nulla ha da invidiare ai colossi Pixar o Dreamworks, sotto l'aspetto meramente tecnico. L'espressività dei volti di piccoli e grandi pennuti è spesso impressionante, e gli effetti visivi, così come le scenografie in cui si muovono i volatili, lasciano spesso a bocca aperta, mentre non si può fare a meno di notare la perizia con cui sono stati realizzati “particolari” come il piumaggio degli stessi o gli effetti di acqua e fuoco. Il tutto naturalmente mediato dalla ferma, ma estrosa, mano di Snyder, che al suo esordio nel cinema d'animazione fa certamente bella figura sotto questo punto di vista. Il film, inoltre, vanta un 3D di ottima fattura, certamente tra i migliori visti, mai invadente ma che ben riesce a calare nell'atmosfera senza, tra l'altro, far perdere di qualità all'immagine computerizzata (e vista la tenebrosità delle ambientazioni del film, era un grosso pericolo).
Laddove l'opera risulta meno convincente è nella trama e nello svolgimento della stessa: in parte poiché, di base, è il materiale originale ad essere 'limitato' in quanto ideato per un pubblico dall'età media molto bassa (6-12 anni) e in parte perché penalizzato dall'eccessiva compattazione della narrazione. Voler racchiudere tre racconti d'avventura (per quanto brevi) in un'unica pellicola porta forzatamente a ridurre i tempi a disposizione delle situazioni perché si svolgano col giusto pathos: viene così a mancare, forse, quella dose di empatia che avrebbe potuto rendere quello dei Guardiani un franchise prolifico, tanto ricercato dalla Warner in previsione della fine dell'epopea del maghetto occhialuto. Anche se ad un occhio adulto potrà sembrare fin troppo “fanciullesco” – specialmente se proveniente da un regista solitamente avvezzo a ben altri toni – senza alcun dubbio I guardiani di Ga'Hoole entusiasmerà il pubblico infantile, sempre a caccia di nuove mirabolanti avventure.