Il cadavere di un uomo viene sotterrato e dissotterrato quattro volte da un gruppo di persone che ha qualcosa da nascondere. Nella sua calcolata mistura di comico e tragico, è una commedia caratterizzata da un umorismo nero, affidato in gran parte a una serie di avvenimenti paradossali. Una delle rare commedie di Hitchcock, contiene in sé quell’aria tipicamente british, che il regista ha saputo conservare nonostante la trasferta a Hollywood, accompagnata da una dose di sano cinismo. La trama, affollata da personaggi in gran parte stravaganti, è il pretesto per raccontare la “normalità del delitto”, che poi qui non esiste. Quasi tutti i personaggi tendono a nascondere la verità, seppur innocua, all’interno di una cornice elegantemente autunnale, dai colori forti e accesi della fotografia di Robert Burks. Attraverso le peripezie di una sgangherata squadra di falsi colpevoli, assistiamo ad una ballata macabra dal tocco decisamente ironico e leggero, dove la suspense fa da contorno e assume, per la prima volta in Hitchcock, un incarico secondario. Non è, per chi conosce il regista e la sua maestria narrrativa, un difetto, ma un metodo alternativo per raccontare, con allegra sfacciataggine, la paura che l’uomo possiede della colpa, anche se quest’ultima non esiste. Un’ottima squadra di attori, tra cui una Shirley Mclaine adorabile nel suo ruolo di bizzarra ragazza di campagna. È un film di puro divertimento, assistito dall’angelo custode dell’ironia.