1959. Su un’assolata spiaggia della California Sammy, una tartaruga marina, ha appena rotto il suo guscio e come tutti i suoi fratelli inizia a combattere per raggiungere il mare. Nonostante gli sforzi il piccolo rimane indietro e inaspettatamente viene catturato da un uccello che volando velocemente si scontra con un altro volatile e lo lascia cadere. Dopo un po’ Sammy apre gli occhi risvegliato dalla voce di una tartarughina femmina di nome Shelly che fa appena in tempo a vedere, poco dopo infatti viene trascinato via dai suoi compagni, ma lui non se ne dimenticherà facilmente. Armatosi di coraggio il piccolo intraprende dunque il suo viaggio attraverso l’oceano e insieme al suo amico Ray scopre le meraviglie e le insidie marine ma anche l’essere umano che sempre di più sta danneggiando il pianeta. Shelly continua ad abitare il suo cuore e quando un Sammy cresciuto la ritrova decide di avventurarsi con lei in una sorta di giro del mondo. Abbandonate le distese spaziali di Fly me to the moon Ben Stassen si tuffa nelle profondità oceaniche con Le avventure di Sammy, il suo sedicesimo lungometraggio in 3D. Trattasi di un film d’animazione semi impegnato che tramite il viaggio del protagonista affronta tematiche quali l’inquinamento, la deforestazione e il cambiamento climatico: Sammy infatti si ritrova alle prese con una chiazza di petrolio, cade insieme ad un nido da un albero tagliato da un uomo, viaggia su di un frigorifero gettato da una nave e assiste perfino all’ammaraggio dell’Apollo 11 nell’Oceano Pacifico. In questo modo da un lato Stassen denuncia le pessime abitudini degli esseri umani che stanno distruggendo gradualmente il pianeta, dall’altro mostra però anche coloro che si impegnano per salvaguardarlo - si pensi ad esempio alle scene in cui si vedono numerosi mezzi impegnati a ripulire le acque, all’opposizione alla caccia alle balene o ancora al gruppo di hippy che si prende cura degli animali in pericolo. Tutti propositi idealmente molto validi. Venendo invece alla realizzazione effettiva del film ci si rende presto conto di trovarsi di fronte ad un prodotto piuttosto mediocre da tutti i punti di vista. Scimmiottando Alla ricerca di Nemo, Le avventure di Sammy oltre a servirsi di una scontatissima trama - che andrebbe anche bene visto il genere e il pubblico a cui si rivolge - manca totalmente di originalità , specie nei dialoghi (un’accozzaglia di frasi e battute trite e ritrite). Perfino le musiche, che saltano dai Mamas and Papas a Mika con molta nonchalance e che avrebbero il compito di contestualizzare la vicenda, risultano invece nella maggior parte dei casi mero accompagnamento, selezionate più per notorietà e diffusione del motivo che per il loro effettivo significato. Anche l’animazione lascia abbastanza a desiderare, eccetto che per gli elementi paesaggistici; la buona modellazione dei personaggi viene offuscata da una scarsa caratterizzazione estetica e da una serie di movimenti ripetitivi che sminuiscono il ricercato effetto realistico. Le numerose pellicole in 3D, d’animazione e non, di questi ultimi anni hanno di solito rivelano il loro tallone d’Achille nel soggetto e nella sceneggiatura, compensate però da un livello tecnico nella maggior parte dei casi sempre ottimo. Le avventure di Sammy fallisce invece da tutti i punti di vista.