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A Christmas Carol

13/12/2010 12:00

Antonella Sugameli

Recensione Film,

A Christmas Carol

Si fa presto a dire che a Natale si è tutti più buoni...

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Si fa presto a dire che a Natale si è tutti più buoni. Ebenezer Scrooge (Jim Carrey) non è di questo parere. Uomo burbero, avido e solitario trascorre la vigilia di Natale contando i guadagni della giornata e ai poveri che gli tendono la mano sfodera il più gelido dei suoi sguardi, privo di pietà. Da quando il socio in affari, Marley, è passato a miglior vita, il signor Scrooge è il solo proprietario di un’immensa fortuna, che sta attento a non dilapidare. La vigilia di Natale del settimo anno dalla morte di Marley, il fantasma del povero defunto fa il suo ingresso nella tetra dimora del vecchio e turbandolo, lo esorta ad accogliere l’arrivo di tre spiriti, che prima della mezzanotte gli faranno visita, pena la dannazione della sua anima per l’eternità. I tre spiriti del natale passato, del natale presente e l’ultimo il più temibile, quello della morte, condurranno il povero vecchio nelle pallide ombre di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che potrebbe accadere. Ma come lo stesso Scrooge dice alla morte: «Spirito, ciò che vedo sono le ombre delle cose future o soltanto delle cose possibili? Il corso della vita degli uomini fa presagire un certo esito, ma se ci si discosta da quel corso, l’esito può cambiare, non è forse così?».


Robert Zemeckis regala emozioni utilizzando ancora una volta la tecnica del performance capture (quando si applica il motion capture al volto degli attori) dopo averla impiegata in Polar Express e ne La leggenda di Beowulf. A Christmas Carol - film di animazione tratto dal famoso Canto di Natale di Charles Dickens - è una favola moderna che stropiccia gli occhi di tenera commozione. Mr. Scrooge incarna l’ignoranza e la miseria in abiti dorati, è la cecità dinnanzi ai mali del mondo, che lui stesso contribuisce ad accrescere con la sua indifferenza. Un uomo la cui vita è stata disseminata di dolore e di dolore continua a nutrirsi, chiudendo il cuore al mondo, gli occhi alla bellezza e le mani alla carità. Un uomo senza un briciolo di compassione: «io non festeggio il natale e non capisco per quale sorta di motivo dovrei far festeggiare dei perdigiorno». L’arrivo dei tre spiriti è una provvidenza divina, uno sguardo talmente nitido, anche se brutale nella sua veridicità, da indurlo a prostrarsi dinnanzi a se stesso, commiserandosi. L’immagine di sé, che gli spiriti mostrano è di un essere pusillanime, odiato e vituperato da tutti per la sua bieca ed ostentata malignità. Mr Scrooge incarna il povero arricchitosi con le sue sole forze, l’arrivismo sociale e l’ambizione a tutti i costi e senza compromessi. Spettro brancolante di una vita vuota e priva di calore umano. Prigioniero della sua stessa sete di potere e denaro. Basterà una notte al solitario Mr Scrooge per capire quanto sia bella la vita e che forse, non è troppo tardi per riprenderne le redini. Visivamente il digital 3D si dimostra una soluzione perfettamente studiata: la tridimensionalità insieme alla suggestione delle immagini contribuisce al coinvolgimento totale dello spettatore. Uno spettacolo per gli occhi, una carezza per l’anima nelle notti fredde di Natale.


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