Sonia Anderson ci riprova ad affondare le sue mani nell'intricata storia del re del pop senza, ancora una volta, uscirne a testa alta. Dopo il trascurabile Unmasked, documentario sceneggiato e diretto in fretta e furia subito dopo la morte dell'artista (per guadagnare tempo sulla concorrenza e dare ufficialmente il via allo sciacallaggio mediatico), con l'allettante titolo Chi ha ucciso il Re del Pop? torna a parlare di Michael Jackson prendendo spunto dalle fonti fino a quel momento rese note dai media di tutto il mondo. L'inizio è intrigante con l'intervento dei paramedici accompagnati dalla chiamata originale al 118. Seguono interviste a Navi, Marc Lester, Steven Machat, i fratelli Jackson, Quincy Jones, Susan Etok e altri filmati di repertorio. Un approccio vanificato da una confusione di intenti, poiché terminate le supposizioni degli intervistati (la regista evidentemente non vuole assumersi delle responsabilità ), lo sguardo commemorativo si sposta sulle accuse degli anni precedenti, sul processo che lo vide impegnato per ben 3 mesi contro l'accusa di pedofilia e la volontà di mascherare la verità scivola ancora una volta nel dimenticatoio. Nulla che non sia stato detto, nessuna fonte inedita: la Anderson assembla per la seconda volta un prodotto superficiale seppur valido dal punto di vista formale. Le immagini si allineano al testo e, nonostante la musica del Re del Pop sia essenzialmente uno spettro, le dichiarazioni scelte dalla regista si legano alle sue con moderata coerenza. Fermo restando che non utilizza mai toni di sfida o di analisi critica, quello che la Anderson fa non si distacca poi molto da quello che, da decenni, fanno i tabloid: speculare. D'altra parte, che il documentario di inchiesta non fosse nelle sue corde lo si era capito guardando Unmasked; ciò che ad oggi risulta difficile comprendere è come sia possibile lasciare, a chi in verità avrebbe pochissima voce in capitolo, tanto spazio. Per fortuna, del Re del Pop rimangono gli album e le canzoni: Morphine, Childood, You are my life, prove tangibili, testamenti scritti sullo spartito e rivolti a chi ha orecchie per ascoltare.