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Che bella giornata

30/12/2010 12:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

Che bella giornata

Dalla Puglia con furore...

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Dalla Puglia con furore. Luca Medici, in arte Checco Zalone, è diventato un vero fenomeno mediatico in pochi anni. Dagli esordi di Zelig, il cantattore pugliese ha scalato le hit parade con le sue canzoni demenziali e stabilito record di vendita con i suoi spettacoli in dvd. E il suo esordio cinematografico, Cado dalle nubi, è subito diventato un caso senza precedenti, con ben 14 milioni di incasso al botteghino, un bottino faraonico per un'opera prima (si trattava, infatti, dell'esordio alla regia dello sceneggiatore Gennaro Nunziante). Un successo tutt'altro che scontato, nonostante la sua popolarità, merito di una comicità sagace e mordente, debitrice agli sketch del piccolo schermo ma non schiava di essi. Pietro Valsecchi, produttore del primo film, ha così subito messo in cantiere un nuovo progetto per il duo Zalone-Nunziante: un film sulla falsariga del precedente, ma con un costrutto di trama più solido e un maggior numero di nomi importanti coinvolti nel progetto. Nasce quindi Che bella giornata, seconda avventura cinematografica del nostro Checco.


Milano, ai giorni nostri. Checco (Luca Medici) è uno svagato trentenne, ignorante come pochi. Figlio di immigrati del sud, lavora per due soldi in una piccola discoteca di provincia come buttafuori, ma sogna di diventare carabiniere o lavorare nella security ad alto livello. Quando “finalmente” arriva la tanto agognata raccomandazione, il Cardinale di Milano (Tullio Solenghi) lo assegna alla sicurezza del Duomo, dimostrando ben presto tutte le sue “doti” di inetto e una candida ignoranza senza pari. Tutto ciò per lo sgomento dell'affabile curato Ivano (Michele Alhaique) e la disperazione del Generale dei Carabinieri Mazzini (Ivano Marescotti). Un giorno, Checco incontra una bella ragazza di origini maghrebine di cui si invaghisce, non sapendo che in realtà la dolce Farah (Nabiha Akkari) oltre che una brillante studentessa di architettura, è anche un'aspirante terrorista, sulla scia del fratello Sufien (Mehdi Mahdloo), e vuole sfruttare la sua ingenuità per fare esplodere una bomba alla “Madunina”. Ma la ragazza finisce, dopo poco, letteralmente inglobata dalla calorosa famiglia di Checco, rendendosi perno di esilaranti situazioni basate sulle differenze culturali e sull'ignoranza dell'italiano medio per le questioni che vanno al di là del proprio 'orticello'. Ma il giorno dell'attentato, ad ogni modo, si avvicina...


Il rischio di trovarsi davanti ad un prodotto raffazzonato, realizzato sulla scia del successo del primo film col solo intento di spillare quattrini ad un pubblico abitudinario e poco esigente, era dietro l'angolo. Pericolo fortunatamente scampato grazie alla lungimiranza e all'intelligenza di Nunziante e Medici che hanno, invece, realizzato una pellicola ancora più godibile della precedente, soprattutto dal punto di vista dei ritmi filmici. Se da un lato la vicenda non smette mai di essere buffa - se non a tratti veramente esilarante - dall'altro si mantiene solida e sensata anche quando si dimostra un po' sopra le righe. Certo, niente di epocale, ma i personaggi sono ben costruiti, così come le situazioni in cui si muovono, e la satira all'atteggiamento strafottente e menefreghista dell'italiano medio (portata agli estremi nelle bellissime scene girate in Puglia) merita davvero considerazione. Si ride di gusto, ma non è una risata fine a sé stessa, perché le situazioni proposte dal film, per quanto assurde, hanno sempre un fondo di verità nella realtà quotidiana del nostro paese. E se nel primo film il bersaglio della satira erano lo star system, i gay e la Lega Nord, questa volta Zalone dissacra il papato e gli integralisti islamici: ma l'irrispettosità è solo apparente, perché la vera brutta figura la fa l'avatar di Medici, il suo Zalone sempre uguale ma in realtà poliedrico come pochi. A pensarci, Checco è un coacervo di alcuni dei peggiori malcostumi italiani: eppure risulta immediatamente simpatico, a differenza di personaggi simili portati sullo schermo da Parenti, Moccia e diversi altri registi.


Attore migliore rispetto al primo film, Medici firma nuovamente la sceneggiatura insieme a Nunziante, nonché l'accompagnamento musicale della pellicola, in un'improvvisata quanto godibile joint-venture con l'altrettanto pugliese e pungente Michele Salvemini, conosciuto dai più con lo pseudonimo di Caparezza. Ottime anche le prove del resto del cast, dal ritrovato Marescotti alla giovane Akkari, fino alle new entry del progetto, come il grande Tullio Solenghi o gli esordienti Michele Alhaique e Luigi Luciano (qualcuno lo ricorderà in alcuni corti di Maccio Capatonda). Degna di nota la performance di Rocco Papaleo nei panni del padre di Checco, un cuoco militare cinico e dalle battute taglienti che non passa certo inosservato. Bravo Zalone: ora però vogliamo vedere come te la caverai l'anno prossimo, magari alle prese con un'altra tipologia di personaggio... beninteso che se la qualità del film rimane questa, ci andrebbe bene anche un “Checco tris”.


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