8 sconosciuti. 5 punti di vista unici. 1 sola verità. Con Prospettive di un delitto Pete Travis mette in scena un thriller concettualmente interessante. L'idea è quella di riprendere, attraverso svariati punti di vista, un catastrofico avvenimento (ammiccando velatamente, in chiave moderna, al capolavoro di Akira Kurosawa Rashomon). Purtroppo la carne al fuoco è talmente tanta da far scottare personaggi, sceneggiatori e produzione. Anche se l'approccio può sembrare sui generis, la storia è identica a tante altre: è risaputo infatti l'attrattiva che sortisce "l'attentato al Presidente degli Stati Uniti" sul popolo americano, al cinema riproposto in tante salse. Spagna, presso una delle piazze più rappresentative di Salamanca, si tiene un importante accordo internazionale. Pochi istanti dopo l’intervento introduttivo del sindaco, nel momento in cui sarebbe toccato al Presidente degli Stati Uniti un proiettile trafigge il suo cuore. Da quell’istante si diffonde il panico. La folla spaesata e impaurita fugge in ogni direzione mentre cinque persone tentano di interpretare gli avvenimenti in maniera del tutto personale: da dove è partito il proiettile? Chi è stato il mandante e per quale motivo lo ha fatto? Un incipit interessante vanificato da una struttura ripetitiva e incapace di raccontare con risolutezza una vicenda a priori priva di attrattiva: questo è Vantage Point. Il lavoro grosso lo svolgono Stuart Baird, Sigvaldi J. Kárason e Valdís Óskarsdóttir in sala montaggio, nel salvaguardare la coerenza di un meccanismo narrativo che funziona ad incastro, e che proprio per la sua natura reiterata cede il passo alla stanchezza. La necessità di trascinare con sé la realtà post 11 settembre in un contesto spacciato per credibile (con superuomini, piccole star ed effetti pirotecnici a iosa) è chiaramente una necessità produttiva/commerciale alla pari dell’appannato World Trade Center di Oliver Stone; insipida reclame patriottica proiettata al ricordo facile. Frasi pompose come “Non la fermerete. Questa guerra non finirà mai” si commentano da sole e non garantiscono nessun riscontro con la realtà, ulteriormente scolorita da un finale consolatorio. A sfavore del verosimile, quindi, l'intrattenimento politico sceneggiato dal novello Barry Levy non determina alcun punto di vista inedito sulla questione. Vantage Point - Prospettive di un delitto è un thriller incapace di reggere il peso della storia: prima mezz'ora appassionante, scivola (a causa di chiassosi rewind narrativi e situazioni concluse velocemente) verso una dimensione banalotta e stereotipata. Un film che - riassumendo - attenta non tanto alla vita del Presidente USA quanto al limite di tolleranza degli spettatori.