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Vicky il vichingo

02/02/2011 11:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

Vicky il vichingo

I vichinghi, i forti e coraggiosi guerrieri dei mari del nord: le leggende su di loro abbondano...

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I vichinghi, i forti e coraggiosi guerrieri dei mari del nord: le leggende su di loro abbondano. C'è anche chi afferma che siano arrivati, durante le loro lunghe traversate oceaniche, fin nelle Americhe, circa seicento anni prima di Cristoforo Colombo. Nel 1964, lo scrittore tedesco Runer Jonsson dà alle stampe il primo volume di una fortunata serie di romanzi (sette volumi) di avventura per ragazzi, Vickie und die starken Manner, traslata in un anime televisivo da Mushi Production e Zuiyo Eizo (divenuta in seguito Nippon Animation) nel 1974. La serie, giunta anche da noi sulle reti RAI nel 1976 col titolo di Vicky il Vichingo, è stata recentemente rispolverata grazie al digitale terrestre sul canale HIRO, che lo ha replicato proponendo inoltre la decina di episodi inediti nel nostro paese. Le avventure del piccolo e astuto Vicky hanno avuto molta fortuna in Europa nel corso degli anni, nonostante le nuove generazioni non lo conoscano certo come quelle dei trenta-quarantenni, e il desiderio di riproporle al pubblico ha spinto così alla produzione di un lungometraggio dal vivo, diretto dal regista tedesco Michael Herbig.


Anno 1000 d.C. Nel villaggio vichingo di Flake vive il piccolo ma vivace Vicky (Jonas Hammerle). Figlio del capo villaggio e croce e delizia di tutti gli abitanti, il minuto pel di carota preferisce usare l'intelletto piuttosto che la forza bruta, come si converrebbe, per tradizione, a un vero guerriero. Per questo viene spesso schernito sia dai coetanei che dagli adulti, che ne restano però puntualmente ammirati quando questi trova una soluzione geniale a problemi difficilmente risolvibili con la sola possanza fisica. Quando una notte vengono rapiti nel sonno, da una banda di pirati straniera, tutti i fanciulli del villaggio tranne Vicky (rimasto incastrato su un albero mentre sperimentava un rudimentale deltaplano), i prodi vichinghi di Flake organizzano una spedizione di salvataggio, senza accorgersi di avere un provvidenziale, quanto scaltro, clandestino a bordo...


Non sempre recuperare un vecchio cartoon realizzandone una versione live action per il pubblico moderno si rivela un'operazione vincente, e i risultati altalenanti degli Asterix d'oltralpe o il recente Sansone lo dimostrano. In attesa del Tin Tin di Spielberg e Jackson e dopo il bel ritorno di Lucky Luke sugli schermi, tocca ora al geniale e simpatico Vicky fare bella mostra di sé, dimostrando che dei vichinghi che navigano su una nave volante trainata da aquiloni possono non sembrare ridicoli, dal vivo e sul grande schermo, come si potrebbe pensare. Il valore educativo e di intrattenimento di un anime come Vicky il vichingo non si discute (tutti coloro che lo hanno visto da piccoli lo ricordano con affetto, primo fra tutti il noto mangaka Eiichiro Oda, autore del celebre One Piece); il problema è come porre su schermo soluzioni e situazioni grafiche assolutamente sopra le righe senza rendersi inverosimili anche per il pubblico più piccolo e meno esigente. Ebbene, Herbig, forte anche della sua esperienza sul set del francese Asterix alle olimpiadi, è riuscito a catturare in pieno lo spirito della serie originale, restandone fedele e realizzando al contempo una pellicola con le giuste tempistiche cinematografiche, in quello che è il filone dei film d'avventura per ragazzi di stampo classico. Chi ricorda personaggi e ambientazioni sa già cosa aspettarsi, e in generale la storia non brilla per originalità. Eppure il film fila, per tutta la sua durata, senza un momento di stanca, pieno di (buffa) azione, situazioni fantastiche e affascinanti e buoni sentimenti tuttavia mai stucchevoli. Un plauso va sicuramente alle caricaturali caratterizzazioni dei vari personaggi, anche quelli minori, frutto di un buon copione ma anche di attori interessati alla buona riuscita del prodotto. Notevole anche lo sforzo produttivo per effetti speciali e scenografie, rimarchevoli per essere una produzione europea indipendente. Vicky il vichingo è un prodotto semplice nelle premesse e nelle intenzioni, eppure conquista per la fedeltà all'opera originale e il livello di intrattenimento che offre a grandi e piccini, senza strafare e con grande accortezza di mezzi. Ci vorrebbe un numero maggiore di pellicole del genere prodotte in Europa, a contrastare (e quindi creare salutare concorrenza) le sempre più piatte alternative del genere provenienti dagli Usa.


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