Che il fenomeno Harry Potter sia stato una miniera d'oro per la Warner Bros è sotto gli occhi di tutti. Diverse case si sono quindi date da fare per trovare il proprio maghetto dalle uova d'oro, razziando idee e personaggi dai fantasy per ragazzi con frequenza quasi imbarazzante e risultati, spesso, non propriamente esaltanti. Nel 2007, Walden Media (che successivamente rileverà il franchise di Narnia dalla Disney) ci ha provato con Il risveglio delle Tenebre, trasposizione de Uno spicchio di tenebra, secondo romanzo della saga scritta negli anni '70 dall'inglese Susan Cooper. Ne sarà valsa la pena? Dall'alba dei tempi è in atto la contesa fra Luce e Oscurità per la supremazia sulla Terra: da un lato i guardiani del bene, i Vetusti; dall'altro, l'oscuro Cavaliere (Christopher Eccleston), deciso a far precipitare il mondo nelle tenebre. Will Stanton (Alexander Ludwig) è un ragazzino appena trasferitosi nel Regno Unito dagli States, e ha diversi problemi ad integrarsinel nuovo contesto sociale. Inoltre, i rapporti coi suoi fratelli maschi (ben cinque) sono decisamente complicati: solo con la sorellina Gwen (Emma Lockhart) Will riesce a sbloccarsi e rasserenarsi. Quando al ragazzo verrà svelato di essere l'ultimo dei Vetusti – il cosiddetto Cercatore – dal misterioso Merriman Lyon (Ian McShane), per Will comincia un'avventura alla ricerca della verità e degli arcani Segni, che solo lui può percepire e recuperare. La pellicola diretta da David L. Cunningham (decisamente più noto per i suoi interessanti documentari) si piazza mediocremente nel limbo dell'intrattenimento leggero e destinato a non lasciare tracce di sé. L'avventura è abbastanza godibile, in verità , se si riesce a sorvolare la prevedibilità di dialoghi e avvenimenti, e si desideri unicamente lasciarsi andare alla deriva nel mondo fantastico e surreale tratteggiato dalla Cooper nei suoi libri. L'impianto romanzesco (tipicamente di stampo urban fantasy proto-potteriano) è difatti evidente e, se di per sé garantisce un'ottima base di partenza, come purtroppo spesso accade è vittima di un adattamento un po' alla buona e in parte snaturante, ad opera del solitamente ottimo sceneggiatore John Hodge (Trainspotting). Anche le prove del cast si risolvono senza infamia e senza lode, e lasciano lo spettatore a consolarsi con gli effetti visivi spesso convincenti (soprattutto gli agenti atmosferici) e una fotografia ottimamente ben calibrata ed indicativa del tono della scena. Purtroppo il tutto si risolve in un prodotto mediocre, che nonostante il budget di realizzazione (ben quarantacinque milioni di dollari) sembra a tratti un film destinato al mercato direct-to-video. Un film non disprezzabile in toto ma che non riesce minimamente a centrare il suo obiettivo: fidelizzare il proprio pubblico oltre la sua durata.