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Sono il numero quattro

18/02/2011 11:00

Marco Papaleo

Recensione Film,

Sono il numero quattro

Daniel John Caruso, detto D...

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Daniel John Caruso, detto D.J., è un tipo tosto. Ha lavorato tanto in televisione (sua la regia per diversi episodi di Dark Angel, Smallville, The Shield) e si è dedicato al cinema con altrettanta convinzione, sfornando ben sei pellicole in meno di dieci anni. E tra i suoi interpreti può annoverare Angelina Jolie e nientemeno che Al Pacino. La sua bravura dietro la macchina da presa l'ha fatto notare alla corte di Spielberg, che gli ha affidato, per conto di Dreamworks, due discreti successi come Disturbia e Eagle Eye, entrambi con protagonista Shia LaBeouf. La sua nuova sfida è il trend degli ultimi anni, la trasposizione di un romanzo per ragazzi: la quantità di mistero e azione di cui è infarcito il plot sembra proprio pane per i denti di Caruso, ma basterà a confezionare un film memorabile?


Sono nove, e vivono nel nostro mondo mantenendo un basso profilo, in compagnia dei propri mentori. Sono i prescelti Loreniani, ragazzi alieni sfuggiti al massacro della propria razza ad opera dei malvagi Mogadoriani. All'apparenza ragazzi comuni, in realtà i nove giovani nascondono straordinari e unici poteri, che una volta adulti dovranno utilizzare per vendicarsi dei nemici del proprio popolo. Fino ad allora, però, sono costretti a nascondersi agli occhi dei loro nemici naturali, attualmente più forti e numerosi. Purtroppo, tre di essi sono già stati barbaramente uccisi, e il prossimo sulla lista è il numero quattro, ora sotto le mentite spoglie dell'anonimo John Smith. Ma “Quattro” (Alex Pettyfer) ha qualche problema a conciliare la propria missione col desiderio di vivere una vita da ragazzo normale...


Sono il numero quattro non si discosta dalla massa di adattamenti cinematografici mediocri che in questi anni ha inondato le sale, cavalcando il successo della saga di Harry Potter. Questa volta però i produttori (tra cui figurano anche lo stesso Spielberg e Michael Bay) non sono andati a cercare chissà quale recondito successo letterario, ma un romanzo di fantascienza per ragazzi scritto da James Frey e Jobie Huges sotto lo pseudonimo di Pittacus Lore, uscito solo ad agosto del 2010 negli States. La produzione del film, dunque, è cominciata ben prima della pubblicazione del romanzo stesso, fatto atipico che pone interessanti questioni di mercato. C'è da dire che Caruso svolge bene il suo lavoro, coinvolgendo lo spettatore in combattimenti spesso spettacolari e infarcendo il tutto con una discreta dose di problematiche adolescenziali (primi amori, responsabilità, senso di appartenenza a un luogo/gruppo), grazie anche al fondamentale apporto, nel bene e nel male, degli sceneggiatori Alfred Gough, Miles Millar e Marti Noxon. Casomai non lo sapeste, questi signori sono tra le menti principali dietro a fenomeni televisivi come Smallville e Buffy the Vampire Slayer, prodotti assolutamente in linea col target e le intenzioni della pellicola in esame. Da qui appare chiaro il ricorso ricorrente a tematiche, stilemi e soluzioni già viste e riviste mille volte in altrettanti film di genere. A volte non si può non sorridere davanti a più o meno evidenti plagi dai succitati telefilm, ma anche da fumetti e film come Dragon Ball Z o Men in Black. E, nonostante il film si prenda spesso sul serio (con considerevoli venature horror in più di un caso), a volte l'effetto camp la fa da padrone, a causa di dialoghi squisitamente banali e ad una rappresentazione degli spietati mogadoriani pacchiana e inverosimile all'eccesso. Ciononostante, Sono il numero Quattro intrattiene amabilmente, grazie ad una componente tecnica ben riuscita e a protagonisti che si presentano molto bene agli occhi dello spettatore.


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