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Piranha

18/02/2011 11:00

Marco Filipazzi

Recensione Film,

Piranha

È indubbio che Joe Dante sia uno dei registi più visionari degli anni ‘80...

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È indubbio che Joe Dante sia uno dei registi più visionari degli anni ‘80. Forse non ha avuto una carriera longeva e costante come quella di Steven Spielberg o la visionarietà illimitata di James Cameron, ma il suo curriculum è costellato da numerose e autentiche perle cinematografiche entrate a far parte dell’immaginario comune e della cultura pop, come Gremlins o Explorer. Era il 1978 quando ancora trentaduenne fece il suo debutto dietro la macchina da presa dopo una gavetta come montatore alla mercé di Roger Corman. Il film in questione era Piranha, il cui pseudo sequel, Piranha Paura, due anni dopo vide debuttare alla regia l'altro illustre pilastro del cinema, lo stesso Cameron che avrebbe sbancato qualche anno più tardi con il suo Terminator.


La storia, banale e raffazzonata, ben si addiceva al tipo di prodotto a cui Corman aveva abituato il suo pubblico. Una giornalista e un eremita si mettono alla ricerca di due ragazzi scomparsi misteriosamente nei pressi di un fiume. Le loro indagini li porteranno in una base militare abbandonata dove erroneamente viene fatta defluire l’acqua da una vasca, liberando un branco di piranha creati in laboratorio. Le piccole creature iniziano a scendere affamati lungo il fiume, divorando tutto quello che incontrano sul loro cammino.


La produzione del film venne imbastita in fretta e furia quando Corman si rese conto del successo de Lo Squalo di Spielberg e decise di sfruttarne la fortunata scia mentre il pubblico era ancora in fermento (nel film c’è un gustoso omaggio alla creatura di Spielberg nella scena iniziale in cui la protagonista gioca al videogame di Jaws). Il risultato, diciamolo subito, non è dei più esaltanti, ma comunque non tutto è da buttar via. Qua e là infatti si riescono a scorgere fugaci barlumi di genio. Innanzitutto non è da disprezzare la trovata di inserire dei piranha geneticamente modificati (nome in codice: operazione lama di rasoio) come “nemici”, i quali superarono in astuzia l’avversario pescecane. Poi ci sono alcune sequenze in cui è possibile già scorgere il tocco di Dante, in bilico tra l'affettuoso omaggio ai B-Movie classici e una geniale rivisitazione del genere (in questo caso la sequenza iniziale al chiaro di luna ne è un esempio perfetto) e, sparse lungo il film, vi sono alcune scene (non molte purtroppo) davvero ben congegnate, come l’assalto alla zattera sul fiume. Purtroppo però gli elementi buoni sono davvero pochi e anche quelli risultano schiavi di un budget ridotto all’osso e di una produzione frettolosa e approssimativa. Menzione a parte per il cast, formato da un pugno di attori semi dilettanti (l’unico da salvare è Dick Miller, che da qui in poi diventerà l’attore feticcio e portafortuna di Dante) che fanno scivolare il film in una dimensione lenta e noiosa. Non che la sceneggiatura di partenza sia da meno: i personaggi sono tanto piatti da non riuscire nemmeno a raggiungere lo status di cliché, la vicenda ha ben pochi guizzi narrativi e mai la tensione raggiunge livelli degni di nota. A dirla tutta, se dietro la macchina da presa non ci fosse stato Joe Dante, probabilmente Piranha (nonostante un discreto successo al botteghino) sarebbe scivolato ben presto nel dimenticatoio, ricordato solo da sporadici nostalgici della serie B.


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