È dall’agosto del 2009, anno in cui fu pubblicata la notizia dal settimanale americano Variety, che si parla di Cappuccetto rosso sangue il nuovo film di Catherine Hardwicke. L’ex regista indipendente di Thirteen che ha fatto fortuna grazie alla trasposizione del primo capitolo della saga di Twilight sembra essersi abbandonata ad un filone patetico-adolescenziale che decisamente continua a seguire. Liberamente ispirato ad una delle fiabe più antiche e conosciute, e dalle numerosissime varianti, Cappuccetto rosso sangue è una rivisitazione in chiave gotico/romantica di una storia che, sebbene venga principalmente raccontata nella sua versione edulcorata, ha sempre originariamente contenuto un’inquietudine di fondo alimentata dai diversi sottotesti rintracciabili. Prodotta da Jennifer Davisson Killoran, Julie Yorn e Leonardo DiCaprio, la nuova pellicola della Hardwicke trasforma Cappuccetto rosso in Valerie (Amanda Seyfried), una giovane e avvenente ragazza nata nel piccolo villaggio di Daggerhorn, tutto arroccato sulle colline per preservarsi dalla minaccia del terribile lupo mannaro. Valerie è innamorata fin da piccola di Peter (Shiloh Fernandez) ma viene promessa in sposa al ricco e gentile Henry (Max Irons), così i due amanti decidono di fuggire insieme ma vengono subito sorpresi dagli ululati del lupo che, complice una spaventosa luna rossa, non si accontenta più di sacrifici animali, stavolta vuole carne umana. Terrorizzati gli abitanti invocano l’aiuto del celebre cacciatore Padre Solomon (Gary Oldman) che invece di rassicurare la popolazione porterà in essa ancora più scompiglio a causa dell’odio ossessivo che prova nei confronti della bestia. La prima domanda che viene da porsi è: la Hardwicke forse pensava di girare un sequel di Twilight? Perché a guardar bene gli ingredienti sono sempre gli stessi: adolescenti bellocci persi in tormenti amorosi acuiti da pericolosi segreti bestiali che sono costretti a nascondere, ambientazioni boschive suggestive stavolta però medioevali, morsi contagiosi, affascinanti protagoniste dalla pelle candida in pericolo, tra Romeo e Giulietta, Cime tempestose e qualche schizzo di sangue per rendere il tutto più dark. Se a questo si aggiunge una dinamiche drammaturgiche scontate, una storia in cui i timori mettono tutti contro tutti e instillano dubbi con poco stile, un’altrettanta stereotipata regia e una recitazione monotona in cui buona parte del cast ha una variazione interpretativa minore del lupo mannaro malamente animato, si può comprendere come Cappuccetto rosso sangue abbia deluso le aspettative. Costumi e scenografia sono di per sé suggestivi ma riproposti ed evidenziati con troppa ridondanza, basti pensare alle frequenti inquadrature che mettono in rilievo le spine degli alberi della foresta, un tentativo di ricreare un roseto canino, e l’immagine del mantello rosso di Valerie che contrastando con il candore della neve richiama il sangue. Nemmeno la metamorfosi della piccola Cappuccetto in una ragazza dai lunghi capelli biondi, tacciata di stregoneria e che si abbandona a lussuriosi incontri nel fienile con il suo amato falegname, sortisce l’effetto sperato, visto lo scemare repentino della tensione erotica. Per questi motivi, malgrado il potenziale e la buona colonna sonora, la pellicola rimane abbozzata e superficiale, poco coinvolgente, un impasto mal riuscito di avanzi precedenti.