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Elephant White

03/05/2011 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Elephant White

Ogni anno, due milioni di ragazze sono costrette a prostituirsi...

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Ogni anno, due milioni di ragazze sono costrette a prostituirsi. Si stima che il traffico di esseri umani, generi 32 miliardi di dollari l'anno. Si concentra su un dramma sociale globale come quello dello sfruttamento della prostituzione minorile l'esordio hollywoodiano del regista thailandese Prachya Pinkaew, conosciuto in Occidente per la sua fortunata collaborazione con l'atletico Tony Jaa per il primo capitolo della trilogia di Ong Bak e The Protector - La legge del Muay Thai. Un trasloco soltanto finanziario e di produzione, visto che il film è ambientato nuovamente nel suo paese natale, la capitale Bangkok. Cambiano invece i volti dei protagonisti, che vedono insieme l'inedita coppia formata da Djimon Hounsou (che figura anche tra i produttori) e un redivivo Kevin Bacon.


Courtie Church (Djimon Hounsou) è un formidabile cecchino che lavora su commissione. Il suo ultimo incarico ha luogo a Bangkok, e prevede il salvataggio di una ragazzina finita nelle mani di una gang locale che traffica nella prostituzione. Il padre della giovane ha pagato una consistente somma di denaro affinchè i rapitori della figlia vengano uccisi durante la missione. Purtroppo la ragazzina è già morta, ma ciò nonostante Church, dopo aver visto il crudele sfruttamento di queste giovani donne, alcune quasi bambine, sceglie di continuare la sua missione ed eliminare i capi dell'organizzazione. Per farlo ha bisogno dell'aiuto di Jimmi "l'Inglese" (Kevin Bacon), una sua vecchia conoscenza dedita al traffico d'armi. Inoltre riceve l'assistenza di Mae (Jirantanin Pitakporntrakul), una misteriosa ragazza fuggita poco prima dalle mani dei sequestratori. Church non sa ancora che si troverà invischiato in un intrigo fatto di doppi giochi e tradimenti, nel quale sopravvivere diventerà una vera impresa.


Pinkaew dirige un action movie alquanto standardizzato, con alcuni spunti che potrebbero elevarlo dalla massa, sciupati però da diverse ingenuità (soprattutto nelle sequenze d'azione) che non ci si aspetterebbe da un maestro del genere. Il passaggio dalle funamboliche arti marziali di Jaa al fucile da cecchino e le pistole impugnate da Hounsou non è del tutto indolore, e proprio nelle rare sequenze corpo a corpo si sente la mancanza di un protagonista più atletico. L'attore d'ebano non svolge male il suo compito, ponendosi come una sorta di Van Damme (dei tempi migliori) in versione black, ma in alcune scene si fa sentire una certa mancanza di fisicità nonostante i muscoli non gli difettino. La stessa Bangkok, spesso rappresentata magnificamente nelle pellicole nazionali (Bangkok Dangerous dei fratelli Pang, solo per citarne una delle più conosciute), emerge soltanto a tratti nella sua fascinosa caoticità, come nel primo inseguimento tra Church e Jimmy. Uguale destino è toccato al tema centrale della prostituzione, che nonostante alcune sequenze che vorrebbero essere scioccanti, finisce per risultare un semplice espediente narrativo ai fini della vicenda. Che naturalmente non evita elementi sovrannaturali legati allo spiritismo e il folklore tipici del luogo e osservato in tanti thai-horror. A giudicare da quanto appena detto, potrebbe sembrare che Elephant White (il titolo ha un suo profondo significato che avrà spiegazione durante lo svolgimento) sia un prodotto mediocre. Invece, pur imperfetto, il film ha un suo motivo d'essere, e potrebbe divenire un piccolo cult per gli amanti del genere. A cominciare da un Kevin Bacon in gran forma, in grado di rubare la scena in più occasioni al protagonista, sino alla caratterizzazione estrema di alcuni villain, e ad alcune avvincenti sparatorie, gli spunti d'interesse non mancano, alternandosi quasi in perfetta sintonia alle negligenze. In buona sostanza ci troviamo dinanzi ad un b-movie di tutto rispetto, di qualche spanna superiore alle ormai stantie produzioni americane del trio di "cadaveri" composto da Lundgren-Seagal-Van Damme.


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