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Mutants

20/05/2011 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Mutants

In Italia è arrivato soltanto The Horde, ma nel 2009 la Francia ha prodotto un'altra interessante pellicola sui morti viventi rimasta momentaneamente ancora ine

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In Italia è arrivato soltanto The Horde, ma nel 2009 la Francia ha prodotto un'altra interessante pellicola sui morti viventi rimasta momentaneamente ancora inedita in Italia. Stiamo parlando di Mutants, esordio alla regia dopo due cortometraggi di David Morlet. Parlare di zombie nel nuovo millennio non è mai un'impresa facile, visto che, a differenza dei loro cugini vampiri, le contaminazioni psicologiche/sociali che i primi hanno poco si adattano a cambiamenti dell'iconografia classica di questo essere prettamente cinematografico. L'unico modo per riuscirvi senza snaturare drasticamente le fondamenta del genere è quello di un genuino citazionismo e, quando possibile, un approccio diverso almeno in fase di partenza. Morlet riesce proprio a combinare queste due soluzioni in maniera più che dignitosa, realizzando un film che difficilmente deluderà gli appassionati del filone.


La storia si incentra dapprima sul rapporto tra la coppia di fidanzati protagonista, Sonia e Marco, che sono in fuga su un'ambulanza rubata dalle ondate di zombi nati a causa di un'epidemia. I due riescono a giungere in un complesso all'apparenza sicuro, ma Marco comincia a manifestare ben presto i sintomi del morbo, contratto per via di un contatto con sangue infetto. Sonia, grazie alla sue conoscenze mediche, cerca in tutti i modi di fermare il processo degenerativo del compagno, che a seguire il corso naturale lo avrebbe trasformato nel corso di tre giorni. Ma le cose non vanno come la donna aveva previsto, e l'arrivo di un gruppo di altri quattro sopravvissuti, ognuno con diverse intenzioni e inclinazioni morali, complica inevitabilmente le cose. Ma forse la salvezza risiede proprio in Sonia, che è incinta e il cui sangue si è rivelato immune al virus.


Nella prima parte dell'arco narrativo (la più notevole), il film si concentra sul rapporto di disperazione e dolore che unisce i due innamorati, con il corpo e la psiche di Marco che lentamente mutano in qualcosa di bestiale, sia fisicamente (copiose sboccate di sangue, perdita di denti e capelli) che psicologicamente con fulminanti attacchi di violenza. Da sottolineare l'ottima prova dei due interpreti, Hélène de Fougerolles (vista dieci anni orsono anche nel boyliano The beach), e Francis Renaud (L'ultima missione, I fiumi di porpora 2), perfetti nell'incanalare la fine prossima del loro intenso rapporto. Nella seconda metà poi, con l'arrivo di altri involontari protagonisti, la storia si "affossa" negli stereotipi classici del genere, con rocambolesche fughe e smembramenti di sorta che hanno fatto la fortuna di Romero e i suoi eredi. Certo è che la violenza, così come il make up e lo stile di questi zombi è di indubbio fascino, con un ottimo uso del montaggio a enfatizzare i momenti più concitati, e una convincente fotografia che, complice l'emoglobina (più cupa che sgargiante) regala agli ambienti e ai personaggi un'atmosfera decadente e opprimente. Chi è in cerca di uno zombie-movie, pur non trovandosi di fronte a un nuovo capolavoro, troverà qui pane, o meglio carne, per i suoi denti.


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