Dopo aver vinto l’Oscar per la sceneggiatura di The Departed, William Monahan ha deciso di sedersi in cabina di regia per dirigere un film scritto da lui. Nasce così London Boulevard che, a un anno di distanza dalla sua release americana, approda nei cinema italiani grazie a 01 Distribution. La pellicola ruota attorno a Mitchell, un ex galeotto che appena uscito di prigione, accetta di lavorare come guardia del corpo di Charlotte, una famosa showgirl che, a causa della sua vita chiacchierata, è costantemente assediata dai paparazzi. Il timore di alimentare il mondo del gossip, infatti, costringe la ragazza a vivere segregata in casa, rinunciando alla realtà mondana e lavorativa. Nonostante la città sia invasa dalle sue foto, nessuno sa davvero qualcosa di lei ad eccezione di Jordan, l’amico artista con cui convive. Mitchell, involontariamente, riuscirà a scalfire la sua corazza e a fare breccia nel suo cuore, spronando la giovane a riprendere in mano le redini della sua vita. Ma nonostante il lavoro onesto, per l’uomo è difficile tagliare i ponti col passato: vecchi amici che si fanno sentire, allettanti affari (sporchi) che fanno capolino, nuovi criminali che invadono il quartiere… Riuscirà ad affrontare tutto questo, adesso che è diventato un uomo nuovo (pulito)? Oppure, come viene più volte ripetuto, sarà costretto a diventare gangster “per necessità”? La trama semplice e, contemporaneamente, contorta, piena di imprevisti e colpi di scena, proviene direttamente dalla penna di Monahan: ne porta il marchio. Lo sceneggiatore, infatti, ha costruito per Colin Farrel un ruolo su misura: quello del bello e dannato che, a metà tra bene e male, è sempre pronto a fare a botte, mettendosi in gioco in prima persona. Keira Knightley invece, non è al massimo della forma: il suo personaggio, in realtà, sembra spento, glaciale, forzato. Persino quando si scopre follemente innamorata del suo bodyguard, Charlotte si lascia trasportare dagli eventi, come foglie in balia del vento. Lontano dal ruolo mascolino e piratesco che l’ha resa famosa, la Knightley non riesce ad esprimere (né con il corpo né con lo sguardo), quella sensualità che, almeno per la parte, dovrebbe emanare. E probabilmente è proprio questo il punto più debole del film, quello di aver smarrito la strada principale per essersi voluto soffermare su un’obbligatoria virata verso il sentimentale. London Boulevard sarebbe stato un crime-thriller ben confezionato, con una buona regia e un’ottima fotografia, se avesse fatto a meno della melodrammatica storia sentimentale che grava sulla testa di Mitchell come un macigno. Il ritmo serrato della pellicola si sposa benissimo con la musica che sancisce ogni azione dei personaggi, aumentando la tensione e creando suspense. Peccato, dunque, che all’ottimo sceneggiatore non corrisponda un brillante esordio di regia.