Todd Phillips, americano, quarantenne, ha costruito la sua carriera sulle commedie 'svalvolate', facendo dell'on the road uno stile, più che filmico, di vita. Quando si tratta di disavventure di gruppi eterogenei di amici e compagni, ne sa sempre una più del diavolo. Fin dagli esordi documentaristici, i suoi soggetti preferiti sono le persone alle prese con eccessi vari ed eventuali. Dopo aver di fatto rilanciato le commedie "su strada" con Road Trip nel 2000, Phillips ha fatto ridere il suo pubblico in numerose occasioni, trovando anche il tempo per firmare il remake cinematografico di Starsky & Hutch nel 2004. Il successo lo coglie all'improvviso quando, nel 2009, gira Una notte da leoni, in cui un gruppo di amici affronta le conseguenze dell'addio al celibato più sfrenato e assurdo che si possa immaginare a Las Vegas. Una serie di geniali trovate che condiscono un plot ben congegnato e orchestrato, per un film che ha velocemente scalato le classifiche di gradimento e rilanciato la carriera di regista e attori. Dopo l'infelice parentesi del pretenzioso Parto col folle, ecco che Phillips ci riprova, col rischioso seguito del suo più grande successo. Per i nostri 'leoni festaioli' sono passati due anni. Due anni dalla disastrosa notte di folle baldoria che li ha visti protagonisti a Las Vegas, e sembra che abbiano messo, chi più chi meno, la testa a posto. Phil (Bradley Cooper) è diventato nuovamente padre, Doug (Justin Bartha) è ancora felicemente sposato con Tracy e Stu (Ed Helms) si è trovato una nuova, bellissima fidanzata, Lauren (Jamie Chung). Alan (Zach Galifianakis) vive invece nel ricordo dell'avventura vissuta col suo 'branco', ma non è cambiato di una virgola; anzi, forse la sua stramberia è addirittura aumentata. Ma non vivrà di ricordi ancora per molto: una nuova avventura si prospetta all'orizzonte. Stu infatti sta per sposarsi in un magnifico resort thailandese, alla presenza della famiglia di Lauren. Nonostante tutte le precauzioni possibili i tre, insieme al bonario e diligente fratellino della sposa, Teddy (Mason Lee), finiscono per darci dentro un'altra volta. Una nuova notte di eccessi e pazzie, rigorosamente cancellata dalla memoria al tragico e confusionale risveglio del gruppo, che avviene in una pensione dei sobborghi di Bangkok. Anche questa volta, i danni collaterali sono da non sottovalutare, e uno di loro è misteriosamente scomparso... Riportare sul grande schermo in maniera convincente le avventure del 'branco' del primo Una notte da leoni non era un compito facile: l'alchimia di personaggi e situazioni bizzarre, ma sempre a loro modo plausibili, era difficile da replicare senza cadere nella trappola del già visto o dell'esagerazione fine a se stessa, come purtroppo è accaduto con Parto col folle. Era prevedibile che Phillips replicasse la formula vincente dell'originale The hangover con poche variazioni: la preoccupazione non era rivolta tanto alla mancanza di originalità o all'eventuale stravolgimento del format, quanto alla qualità delle gag e el collante delle stesse. Fortunatamente il brain storming suscitato dalla domanda “gli abbiamo fatto fare vere pazzie a Las Vegas. Cosa potrebbe esserci di più folle?” ha dato i risultati sperati, grazie anche ad un contesto esotico come quello thailandese. Bangkok brulica di vita, ma anche di pericoli, e non c'è limite alla quantità di cose stupide e deleterie che possono accadervi se siete nelle stesse condizioni dei personaggi di Una notte da leoni 2. Anche in questo film Phillips gioca al rialzo, le situazioni sono sempre più sopra le righe, ma mantengono una certa coerenza narrativa e, soprattutto, non possono non strappare qualche risata anche al pubblico più esigente. Il merito aggiunto, ancora una volta, va agli interpreti, naturali e convincenti. Galifianakis, ad esempio, regge bene la sua parte evitando di risolversi in una facile macchietta, e lo stesso dicasi di tutto il cast, compresi gli esilaranti co-protagonisti, vecchi o nuovi che siano. Un film assolutamente godibile, dunque, che replica in toto il primo exploit elargendo grandi risate decisamente poco politically correct.