Mercoledì 27 Aprile è stato presentato, alla Casa del Cinema, il nuovo film di span style="font-weight: bold;"Roberta Torre/span, I baci mai dati (foto: Mymovies).
Alla conferenza stampa ha partecipato quello che la regista ha definito come un «span style="font-style: italic;"miscuglio di attori di grande spessore, di grande fama, di grande professionalità con attori dai volti nuovi, personaggi che mi sono divertita a trovare/span». E, quasi a dimostrazione delle parole della giovane cineasta, alla Casa del cinema sono arrivati grandi interpreti comespan style="font-weight: bold;" Piera Degli Esposti /spane span style="font-weight: bold;"Donatella Finocchiaro/span, accanto a giovani promesse del cinema italiano come span style="font-weight: bold;"Carla Marchese/span e span style="font-weight: bold;"Martina Galletta/span, entrambe alla loro prima prova cinematografica. Grande assente ingiustificato span style="font-weight: bold;"Giuseppe Fiorello/span che ha lasciato solo span style="font-weight: bold;"Pino Nicol /spana rappresentare la parte virile di un film che punta espressamente sulla controparte femminile.
pLe vere protagoniste della pellicola sono infatti Carla Marchese, che interpreta la giovane Manuela e Donatella Finocchiaro, che invece veste i panni di Rita, sua madre. Nonostante la prima sia stata timida e formale nel presentarsi alla stampa, la Finocchiaro non ha perso tempo per tratteggiare il carattere di un personaggio che, a sua detta, ha adorato. «span style="font-style: italic;"Rita è un personaggio fumetto/span» ha specificato, ponendo l’attenzione non solo sull’estetica pop del personaggio (capelli biondi, unghie finte e laccate, abiti tigrati o maculati), ma anche e soprattutto sulla sua parabola di trasformazione, avvenuta grazie alla bugia di sua figlia e al rapporto con essa. Nonostante l’espediente narrativo della fede e dei miracoli della Madonna, span style="font-weight: bold;"Laura Nucilli/span – sceneggiatrice, insieme alla stessa regista – ha sottolineato come fosse: «span style="font-style: italic;"bello lavorare su questa ipotesi di cambiamento/span», dicendo che «il vero miracolo è che alla fine Rita e Manuela riescano a conoscersi e anche magari a toccarsi». Parole a cui fanno eco quelle di Roberta Torre: «span style="font-style: italic;"Più di tutto, volevo raccontare la bellezza che c’era nei rapporti. Soprattutto in quello tra madre e figlia, che, lo sappiamo, può essere complesso, ma anche molto semplice da mettere in scena/span»./p
pNon è affatto un caso che questo film – in cui intervengo la Chiesa e la Madonna – abbia vinto, a Venezia, il premio Brian come miglior film ateo; la pellicola di Roberta Torre sembra volerci dire che il vero miracolo non va ricercato solo negli eventi prodigiosi di grandi uomini e grandi donne, ma nei rapporti che legano gli esseri umani. In questo caso, nel rapporto che lega una madre ad una figlia che si sente defraudata dell’attenzione genitoriale. Rapporto che passa anche attraverso la speculazione su un’ipotetica capacità della ragazzina di comunicare con la Vergine Maria e su come «span style="font-style: italic;"questi fatti vengano usati per fare soldi/span».
L’altra vera protagonista di questa pellicola è la Sicilia, con la sua luce e i suoi caratteri personali; dei caratteri che hanno inizialmente reso problematico il lavoro della troupe. «span style="font-style: italic;"Tiravano bombe di kiwi sui camion/span», ricorda con un sorriso la Finocchiaro. Ma poi il proverbiale carattere ospitale e caloroso del sud si è fatto sentire, e ben presto i kiwi sono diventati torte. «E’ molto bello lavorare in un ambiente che non si conosce e che sembra quasi ostile, scoprendolo poi piano piano» ha detto Roberta Torre.
Il film è girato interamente a Librino, un quartiere siciliano a metà strada tra la metropoli moderne e angoli degradati. Ma, come Roberta Torre ha sottolineato più forte, il suo marchio di fabbrica sta nel voler portare sullo schermo angoli di quella periferia cosmopolita che lei conosce e che ama. Ed anche in questo film, la narrazione si snoda lungo le strade assolate di vie assolutamente lontane dal centro./p
pMa l’elemento su cui maggiormente è stata posta attenzione, in conferenza stampa, è il cammino della pellicola al di fuori dei confini nazionali. In concorso al Sundance e poi presentato a Mosca, I baci mai dati ha dato a Roberta Torre l’occasione di avere: «span style="font-style: italic;"un riscontro emotivo. Perché per un autore è importante vedere come il proprio lavoro viene capito dal mondo». Ma più che sul mondo, la regista parla del riscontro avvenuto con l’America; presentando il proprio film ad uno dei maggiori festival al mondo (il primo, se si parla di cinema indipendente), la Torre ha potuto anche scoprire «dei messaggi, per usare una parola antiquata/span». Il più importante dei quali ha a che fare con la bellezza. «span style="font-style: italic;"Mi hanno chiesto come mai l’Italia, che è un paese in cui regna tanta bellezza sta vivendo in questo momento storico un tale degrado?/span» Una domanda che ha lasciato interdetta la giovane regista.
I baci mai dati uscirà nelle sale il 29 Aprile, in 45 copie, dopo aver aperto, lo scorso Settembre, la sezione controcampo italiano alla 67° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia./p