La Sicilia ha fatto sentire la sua voce alla Festa del Cinema di Roma il 21 ottobre, con il cortometraggio Coco della catanese Veronica Succi. A presentarlo la casa di produzione siciliana indipendente Efesto Film: un incubatore di giovani talenti emergenti, il cui scopo è sensibilizzare con tematiche di significativa portata sociale. Veronica Succi aveva già dato il suo contributo al tema della pedofilia nel 2014, con uno spot di critica sociale, promosso sempre dalla Efesto film, associazione di cui è anche la fondatrice. Il percorso che porta la Succi alla regia è lungo e sinuoso. Da una Laurea in Economia e Commercio alla scoperta della scrittura cinematografica per vie traverse. A Veronica l'arte ha cambiato la vita: da un mondo fatto di numeri sino al cinema, in grado di restituire all'essere umano la dignità negata dal reale; attraverso l'obiettivo di una macchina da presa è possibile vedere, analizzare, esprimere pensieri ed emozioni. Veronica Succi restituisce così a Coco un'identità spezzata in giovane età : bambino cresciuto da una madre prostituta, lascia presto i giochi tradizionali per scoprire la passione per le piume e i vestiti femminili. Prima di perdere tutte le sue piume, senza troppa dolcezza. Coco adulta, trasformista in uno spettacolo di cabaret è interpretata dalla poliedrica Antonia San Quan, diva nota al grande pubblico grazie al film Premio Oscar di Pedro Almodovar Tutto su mia madre: l'attrice si guarda allo specchio, ma la sua immagine si sgretola. Non è uomo, non è donna. Interessante l'inquadratura dall'alto che vede Coco bambino - interpretato dal bravissimo Flavio Cavaliere - e Coco adulta, aprire le braccia come a spiccare il volo. Forse non volerà via Coco, ma la scelta coraggiosa di diventare libera, di "essere", fa di lei una farfalla che, a dispetto del bruco, si alza da terra. Lo specchio davanti a cui siede prima di affrontare il suo pubblico, - scena che cita il monologo di Agrado in Tutto su mia madre - riflette esattamente chi lo guarda. Coco guardandosi si vede per ciò che è e per chi ha scelto di essere. A livello tecnico, la scelta di primi piani proietta il corto su di un piano introspettivo. Oltre ad Almodovar, Veronica Succi sembra ispirarsi alla regia di Stephen Daldry in Billy Elliot. Il disincanto con cui un tema ostico e delicato come quello della pedofilia viene trattato dice molto dell'anima sensibile che ne ha curato sceneggiatura e regia. Uno spirito ribelle e inquieto che indaga per scrupolo e per coscienza un dramma da cui spesso si fugge, tappando la bocca e chiudendo gli occhi. La regista impone ai sensi di vigilare: si rivolge al pubblico e agli addetti ai lavori (attori, artisti, registi) che guarderanno Coco e poi il film Parvus, di cui il corto è uno spin-off. Nel lungometraggio, le cui riprese si sono svolte a luglio a Roma, recita anche Marco Bocci nel ruolo di Daniele: un uomo come tanti, con un inconfessabile desiderio. Sensibilizzare è un'azione che prima di giungere al target, passa per la strada sconnessa della ricerca e dell'introspezione. E se Coco è la premessa, siamo curiosi di vedere il prossimo lavoro di Veronica Succi, certi che non lascerà indifferenti.