Quando le luci si riaccedono, e il film è finito, di solito si lascia la sala con gli occhi stropicciati; lentamente, come dopo un risveglio, si trattengono gli ultimi bagliori del sogno appena svanito. Se si è fortunati può capitare di assistere a una conferenza stampa e allora la magia prosegue. Dopo la proiezione in anteprima di Omicidio all'italiana a Milano si è svolta un'intervista. E come temevano gli spettatori dei cinematografi degli anni Venti, il treno è uscito dallo schermo e ha invaso la sala: Maccio, Herbert e Ivo Avido sono tornati nei panni originali di Marcello Macchia, Luigi Luciano ed Enrico Venti. L'intento del film, spiega Maccio, è di raccontare le zone oscure attraverso la commedia; attraverso la simpatia impacciata della coppia di fratelli protagonisti, i Peluria, e di un villaggio semivuoto vuoto, senza donne, senza divertimenti e senza neppure rete per il telefonino. A sovraccaricare questo dramma dell'immobilismo, proprio nel paese in cui non avviene mai nulla, si consuma l'illustre delitto di una contessa, che subito esplode in una bomba mediatica. La materia del film, proseguono i tre attori, è proprio questa: una realtà troppo mediatica, una morbosità che attanaglia il Paese e una pornografia del delitto in prima serata. Omicidio all'italiana non vuole essere una critica a chi guarda, sottolineano Marcello Macchia e compagni, ma un'occasione per ridere con consapevolezza e mettere in luce la realtà filtrata dal loro linguaggio tragi-comico. Tale linguaggio, proseguono, è l'unico che si può utilizzare. Non è necessario fare la morale; il fine, dopotutto, è pur sempre quello di fare ridere. Anche coloro che il film prende di mira. E a questo scopo Marcello Macchia, Luigi Luciano ed Enrico Venti ci tengono a ringraziare Sabrina Ferilli, per avere accettato di incarnare il lato più scabroso della cronoca nera, con leggerezza e ironia. Ciò che traspare sia dal film sia dalla conferenza in sala è proprio l'equilibrio raggiunto da Omicidio all'italiana tra macabro e divertimento: nessuno dei due trabocca o prevale sull'altro. L'alternarsi ad arte di battute a freddo è lo stesso sul set e fuori dal set; truccati o struccati: anche dietro a un tavolo, in conferenza stampa, Macchia, Luciano e Venti si spalleggiano e si compensano come una improbabile lega di supereroi. E alla domanda, classica, «Come nascono le vostre battute?» la risposta è facile: «C'è un tale affiatamento che i giochi di parole escono quasi da soli, come fortunatissime intuizioni». Ma soprattutto per i tre comici c'è ormai una base forte di esperienza e una profonda passione per il proprio lavoro; il piacere di fare ridere e di farlo sempre di più. Il continuo lavoro di scrittura e riscrittura, lo stress, la fatica, l'autocritica implacabile e severa, lo sforzo di superarsi compaiono e si ripagano nella riuscita e nel successo di questo film. Marcello Macchia, Luigi Luciano ed Enrico Venti hanno parlato diffusamente di professionalità , dedizione e impegno; ma c'è un altro elemento che non raccontano ma che merge: un'emozionalità incanalata e gestita a loro favore. La pacatezza di Herbert è quella che colpisce di più. Si potrebbe quasi pensare che la maschera caricaturale e il mettersi in mostra sia un modo per scongiurare una riservatezza radicata. «Ci toccherà farne un terzo», scherzano i tre comici. All'orizzonte non ci solo più solo i trailer-parodia, che ne avevano decretato il successo in tv ma anche un altro film; probabilmente, di nuovo incentrato sull'italianità . Qualcuno potrà anche dire che Maccio e i suoi non sappiano fare altro: può darsi, ma bisogna ammettere che lo sanno fare straordinariamente bene.