Si chiude la 74ma Edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia con i seguenti verdetti: • Leone d’Oro 74 a The Shape of Water di Guillermo del Toro; • Leone d’Argento Migliore Regia a Xavier Legrand per Jusqu'à la Garde; • Leone d’Argento Gran Premio della Giuria a Foxtrot di Samuel Maoz; • Leone del Futuro - Venezia Opera Prima a Xavier Legrand per Jusqu'à la Garde; • Premio Mastroianni a Charlie Plummer per Lean on Pete di Andrew Haigh; • Riconoscimento Speciale della Giuria per Sweet Country di Warwick Thornton; • Miglior sceneggiatura per Martin McDonaugh di Three Billboards outside Ebbing, Missouri; • Coppa Volpi Maschile a Kamel El Basha per The Insult; • Coppa Volpi Femminile a Charlotte Rampling per Hannah; • Miglior Film Sezione Orizzonti Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli. img Vince dunque The Shape of Water, ritira il premio un raggiante Guillermo Del Toro. Il giudizio di tutti è complessivamente positivo per un regista che, nel tempo, ha saputo alternare o - ancora meglio - armonizzare una visione personale del linguaggio cinematografico con un consenso popolare che non sempre accompagna i grandi autori “da festival”. Già, perché in qualche modo sembra esserci una distanza implicita fra ciò che piace e ciò che è bello, nell’arte in generale, ma in particolare nel cinema, con la sua necessità di far fronte ad aspetti industriali che altre forme estetiche non devono soddisfare. Il cinema da festival è inteso come apace di dare conto non solo delle diverse sensibilità culturali e artistiche di autori di diversi paesi, ma di dare visibilità a forme d’espressione cinematografica che spesso non sono premianti in sala, ma che possono aprire nuovi orizzonti, nuove vie che poi, a volte, trovano spazio anche nelle produzioni di massa. Un po’ come avviene nell’automobilismo per la Formula Uno, che sperimenta tecnologie in seguito adottate anche dalle utilitarie. img Inteso in tal senso, un Festival potrebbe sembrare un contesto inadatto a presentare film dal buon valore commerciale: si tende a dare per scontato, forse anche in modo un po’ snob, che questi non abbiano la potenza innovativa o la profondità di opere che si curano meno di risultare comprensibili e soddisfacenti anche per un pubblico più istruito ad interpretare il linguaggio cinematografico. Al contempo, però, il Festival nel suo insieme ha indubbiamente finalità di promozione per l’arte di riferimento nel suo insieme, e può quindi proporre una grande quantità di opere di diverso genere e natura, dando voce alle tante anime che compongono l’immaginario cinematografico. La singola opera vincitrice è giusto allora che sia il frutto di un compromesso fra le sensibilità, i gusti, i preconcetti e le limitazioni di singole persone, chiamate ad armonizzare posizioni anche molto distanti fra loro. img Ognuno degli spettatori di Venezia 74 aveva il proprio favorito, che fosse Mektoub My Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche, per la capacità di coniugare una grande sensibilità con uno sguardo voyeristico e morboso, o Madre! di Darren Aronofsky, per la capacità di costruire un racconto stratificato e profondo. Del resto, anche se vincitrice del concorso resta una singola opera, in un'edizione come quella numero 74, che presenta tante opere valide, a vincere è il cinema stesso, nel suo insieme.