C'è chi aspetta con ansia fiocchi di neve e abeti addobbati e chi proprio non li sopporta: per la seconda categoria di spettatori nel 2003 è arrivato al cinema Babbo Bastardo
Non amo il Natale. O meglio: non amo tutto ciò che comporta il Natale. Non amo i pranzi, i regali, gli alberi addobbati, la famiglia a Natale, i buonismi di Natale. Un'immersione nella retorica che disattende quello che dovrebbe essere il vero senso di questa festa: una sosta di raccoglimento spirituale, che potrebbe essere utilizzato anche da un non credente per fare i conti con se stesso e ritrovare quella serenità interiore necessaria per poter affrontare la vita in armonia con il mondo.
Al contrario, ogni anno che passa, vivo sempre più con fastidio e terrore l’avvicinarsi della fatidica data. Il desiderio, purtroppo irrealizzabile per motivi ben facili da immaginare, sarebbe quello di chiudersi in casa, magari con la persona amata che la pensa come te, tenendo fuori dalla porta tutto ciò che ogni anno siamo obbligati a subire.
Unici generi di conforto: qualche buon libro e qualche bel film, non necessariamente a tema natalizio. O, magari, che affrontino il tema in maniera ironica e dissacrante. Come Babbo bastardo, che prende in giro il buonismo della festa più bella dell’anno raccontando le vicissitudini di due ladruncoli sfigati, un nano e un ubriacone, che riescono a farsi assumere da un Grande Magazzino per vestire i panni rispettivamente di un elfo e di un Babbo Natale che più sciamannato non si può immaginare.
Realizzato nel 2003 da Terry Zwygoff e presentato al Festival di Cannes, il film vede come produttori esecutivi niente meno che i fratelli Joel ed Ethan Coen.
Protagonista principale è uno strepitoso Billy Bob Thornton nei panni di Willie, un Santa Claus che beve, fuma, ama il sesso promiscuo e detesta i bambini. Sino a quando Thurman, un ragazzino di otto anni, non gli insegnerà qual è il vero significato del Natale.
Babbo bastardo è una commedia nera che accantona senza paura il politically correct giovandosi di una sceneggiatura (opera di John Requa e Glenn Ficarra) scoppiettante, con battute pungenti e irriverenti. Certo: c’era il rischio concreto che il finale potesse rovinare tutto quanto di buono c’era stato in precedenza; ma, per fortuna, nonostante la svolta edificante di Willie, non si cade mai nel sentimentalismo.
Se non lo avete mai visto, ascoltate il consiglio: recuperate e godetevi Babbo bastardo. Se invece già lo conoscete, rigodetevelo in questo periodo prenatalizio. Al termine acquisterete anche la forza di guardare fuori dalla finestra senza provare il solito malessere per il fastidioso pupazzo vestito da Babbo Natale che, ogni anno, il vostro altrettanto fastidioso vicino appende fuori dal balcone. E poi, coraggio, il tutto dura poco meno di un mese!