Quentin Tarantino, Ennio Morricone e tanta neve: anche The Hateful Eight è un film natalizio e la seconda volta si gusta meglio della prima
Cosa c’è di più natalizio di un camino acceso, una bevanda calda da sorseggiare in compagnia, la neve e il vento che soffia fuori dalla finestra, tornare a casa dalla mamma per il fatidico pranzo, suonare al piano Silent Night?
Volevo parlare di A Christmas Carol di Robert Zemeckis, di come sia una delle più belle trasposizioni cinematografiche del Canto di Natale di Charles Dickens, con tanto di toni horror e l’intrigante interpretazione di Jim Carrey nei panni di Ebenezer Scrooge. In casa mia si è sempre vista la versione di Canto di Natale dei Muppet (Festa in casa Muppet, 1992, con Michael Caine nel ruolo di Scrooge), ma da quando è uscita la versione di Zemeckis si mette in play quella per entrare nel giusto spirito.
Poi mi è capitato di recente di rivedere un film uscito proprio il 25 dicembre di due anni fa. Un film dove c’è per tutto il tempo un camino acceso, dove i protagonisti sorseggiano frequentemente una calda bevanda per contrastare il freddo della bufera che soffia fuori dalle finestre. Un film dove uno dei protagonisti dice di essere sulla via per tornare a casa dalla mamma a Natale, e dove un altro di loro si mette suonare al piano proprio Silent Night, la più classica delle canzoni natalizie.
Iniziate a farvi un’idea? Alla seconda visione, The Hateful Eight si gusta anche meglio della prima.
Certo, sai già come va a finire, e questo toglie parte del piacere in un film che è costruito come un giallo alla Agatha Christie. Ma noti tutti quei piccoli dettagli disseminati tra scrittura, ripresa, montaggio, interpretazioni. Quentin Tarantino salta tutte le regole della prevedibilità e della “sintassi” filmica, trasportandoti direttamente nell’emporio di Minnie, con la bufera che soffia fuori insieme alle note di Ennio Morricone, in mezzo a quegli otto sgangherati personaggi.
Da lì ti puoi godere le conversazioni tra i personaggi, anche quelle vuote, che non fanno proseguire la storia. Perché i discrosi di The Hateful Eight sono belli da sentire. Sei fisicamente lì con i protagonisti, a bere una tazza di caffè fumante (non avvelenato si spera) e senza la fretta di andare da qualche parte. Perché tanto puoi solo aspettare, insieme a loro, che finisca la tormenta.
In fondo anche The Hateful Eight ha il suo finale di speranza. Non proprio come La vita è meravigliosa, ma a modo suo ce l’ha. Non sarà lo stesso spirito natalizio di A Christmas Carol ma questo adesso è il mio Canto di Natale. Perché Natale per me non è tanto il periodo degli alberi addobbati, dei regali e della bontà forzata. Natale è il periodo delle cose che ci piacciono. E a me piace tantissimo il cinema. E a Quentin Tarantino anche, e si vede.