All’inizio del nuovo millennio le major hanno indetto una vera e propria {a href=https://www.silenzioinsala.com/articoli/1959/marvel-e-il-cinema-vol-2-lalba-dei-cinecomic}corsa ai cinecomics{/a} macinando milioni di dollari mentre la bMarvel/b (che negli anni aveva venduto i diritti dei suoi personaggi di punta) raccoglieva solo gli avanzi. Questo finché qualcuno all’interno della Casa delle Idee non ha fatto notare che vi era un brand ancora del tutto libero da vincoli: i Vendicatori.
L’universo condiviso
Una delle caratteristiche di Marvel Comics è sempre stata quella di ambientare tutto all’interno di un solo universo dove eroi e cattivi esistono e interagiscono al dì la delle proprie storie, influenzando e modificando il corso di quelle di altri personaggi. Un dedalo dalle infinite possibilità!
L’approccio dei Marvel Studios al cinema parte da questo concetto: i personaggi vengono presentati singolarmente per poi confluire in un crossover. Inizialmente viene pensata una serie di 10 film, ma il progetto risulta troppo ambizioso e viene ridimensionato anche alla luce del prestito ottenuto dalla Bank of America: 525 milioni in sette anni. Una volta siglato l’accordo con la Paramount per la distribuzione, i Marvel Studios pianificano l’uscita di due film all’anno. Così, nella primavera del 2006, inizia la produzione del primo pilastro dell’UCM: Iron Man di Jon Favreau.
Un personaggio poco noto, mai approdato al cinema, affidato all’interpretazione eclettica di Robert Downey Jr, un attore dalla carriera (e dalla vita) travagliata, segnato da abusi di droga, allontanamenti dai set, svariati arresti e beghe giudiziarie. Con l’inizio del nuovo millennio, però, Robert Downey Jr cerca di rimettersi in piedi e l’ingaggio nei panni di Tony Stark ne è la consacrazione definitiva nonostante l’ostruzionismo iniziale da parte della produzione. Iron Man esce nei cinema il 30 aprile 2008, rastrellando 585 milioni di dollari a fronte di un budget di 140: il primo mattone dell’impero Marvel era stato posato con successo!
I'm here to talk to you about the Avengers initiative
Sono le parole pronunciate da Samuel L. Jackson/Nick Fury in conclusione dei titoli di coda di Iron Man. Una sequenza di 30 secondi che, ai tempi, in pochissimi vedono al cinema (allora il pubblico era ancora abituato ad alzarsi non appena il film si concludeva): ma tale scena lancia un gancio per il futuro, al punto che qualcuno l’ha definita «il Big Bang dell’Universo Marvel». Così la Casa delle Idee palesa i propri piani, riempiendo di aspettative i cuori dei fan.
Il secondo pilastro del UCM è L’incredibile Hulk di Louis Leterrier, che pur facendo un recasting completo del film di Ang Lee, non lo ignora: mantiene intatte le dinamiche tra i personaggi e riparte con un Bruce Banner in fuga, inseguito dall’esercito americano, esattamente dove si era conclusa la precedente pellicola. Evidenti sono i richiami alle Stark Industries, ma le maglie si fanno più stringenti nel finale, quando è Tony a comparire in prima persona.
«E se le dicessi che noi stiamo mettendo insieme una squadra?»
«Noi chi?» risponde confuso il generale Ross.
Con Iron Man 2 (primo film prodotto dopo l’acquisizione da parte della Disney) l’UCM decolla. La pellicola non è all’altezza del primo capitolo, soprattutto a causa di una storia troppo densa che inanella trame e personaggi in previsione delle svolte future: lo S.H.I.E.L.D., il ruolo di Iron Man all’interno del progetto Avengers, il suo rapporto con Pepper Potts, il fantasma di Howard Stark, i personaggi di Nick Fury, Phil Coulson, Natasha Romanov e War Machine oltre a ben due villain. Questa saturazione è anche motivo di contrasto tra il regista Jon Favreau e i Marvel Studios, che seguitano a fare pressioni per modificare la sceneggiatura in corso d’opera. La scena post-credit preannuncia il successivo film in cantiere: Thor di Kenneth Branagh.
Branagh entra nel progetto dopo i rifiuti di Matthew Vaughn e Guillermo Del Toro. Molti degli attori coinvolti nel film – Anthony Hopkins, Natalie Portman, Idris Elba, ma anche l’allora sconosciuto Tom Hiddleston - si convincono a salire a bordo grazie alla presenza del regista inglese.
Thor rappresenta uno stacco netto dalle vicende narrate sino a quel momento, sia per l’ambientazione (solo metà del film si svolge sulla Terra, mentre l’altra metà è ambientata nel Regno di Asgard), sia per il tono molto simile a una tragedia shakespeariana, che ruota attorno al rapporto padre/figlio. Nel film fa la sua prima, fugace apparizione anche “il sesto vendicatore” Occhi di Falco.Si tratta della pellicola più rischiosa della Fase 1, ma si rivela ancora una volta una scommessa vincente con i suoi 450 milioni d’incassi a fronte di un budget di un terzo.
Captain America: Il primo vendicatore di Joe Johnston presenta l’ultimo dei personaggi necessari per chiudere il cerchio, annunciando il crossover già nel sottotitolo. La narrazione si stacca ulteriormente dai fatti presentati nei primi tre film in quanto ambientato negli anni ’40. A vestire i panni del patriottico eroe vi è Chris Evans, che era già stato la Torcia Umana nel dittico de I Fantastici 4 di Tim Story.
Oltre a narrare le origini del supereroe, il film ha il compito d’introdurre il Tesseract, artefatto di pura energia in grado di aprire portali dimensionali. Dopo essere già comparso fugacemente nella scena post-credit di Thor (diretta da Joss Whedon) il Cubo Cosmico sarà anche il trampolino di lancio per introdurre le Gemme dell’Infinito nella Fase 2, indizio che molto di ciò che sarebbe avvenuto negli anni seguenti era già stato (parzialmente) premeditato.
Avengers assemble
La prima bozza di un film sugli bAvengers/b risale al 2007 a opera di Zak Penn. Tale sceneggiatura non viene però presa in considerazione da Joss Whedon, scelto come regista in sostituzione di Jon Favreau. Whedon riscrive tutto inserendo anche i personaggi di bAnt-Man/b e Wasp – poi eliminati per una più blanda introduzione nella Fase 2 – mantenendo però invariato il nemico (Loki) e la richiesta che fossero inserite almeno due grandi battaglie (oltre al fatto che il film dovesse uscire categoricamente a maggio 2012).
La deadline viene rispettata e il 25 aprile il film esce in Italia (personalmente, è la prima pellicola vista in IMAX) diventando incarnazione dei sogni di quelle generazioni che per decenni avevano macinato pagine e pagine di fumetti Marvel. Per chi scrive, a oggi The Avengers resta uno dei migliori cinecomics mai prodotti, che rasenta la perfezione su più di un fronte e che trova in una carrellata circolare la summa massima di tutto ciò che, sino a quel momento, era solo un sogno proibito. Una singola inquadratura che a suo tempo mi ha fatto commuovere e che anche ora, ogni volta che la rivedo, mi fa venire i brividi e sussultare lo stomaco.
Per i Marvel Studios The Avengers però non è un traguardo, ma un nuovo inizio: con oltre un miliardo e mezzo di dollari d’incasso a fronte di un budget di “soli” 220 milioni, era chiaro che il pubblico voleva ancora supereroi. E la Casa delle Idee è stata ben lieta di accontentarlo. La scena a metà dei titoli di coda (ideata da Joss Whedon) introduce il super-villain Thanos e lascia presagire la direzione che la Fase 2 doveva intraprendere. Le fondamenta del UCM erano state gettate, ora non restava altro che edificarvi sopra.