Film inediti, incontri con registi, cortometraggi e tanta tanta fantasia: ecco che cos’è FI PI LI, il Festival che si è appena concluso
Addentrarsi (e perdersi) fra i labirinti del FI PI LI Horror Festival, assistere a questa edizione 2018 - la settima - è stato come entrare in un laboratorio creativo sospeso nel tempo e nel luogo. Perchè, alla fin fine, di questo si tratta: scrivere un racconto o girare un corto è davvero come mettere in scena qualcosa che, fino a poco prima, esisteva solo nell'immaginazione; grazie a contest come quelli del FI PI LI Horror Festival, il Festival della letteratura fantastica e del cinema indipendente di genere e di qualità , hanno avuto modo di essere realizzati in autonomia e con creatività autenticamente autoriale. Oppure, come nel caso dei lungometraggi, di essere riscoperto.
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Aggirarsi per i luoghi di questo Festival, unico nel suo genere, significa incontrare di persona registi, attori e operatori del cinema fantastico, mentre prendono un caffè o chiacchierano, tra una proiezione e l'altra. Scoprire i segreti del cinema di culto osannato da Quentin Tarantino, grazie alle interviste anticonvenzionali di Federico Frusciante, che ha incontrato Sergio Martino insieme all'iconico attore Luc Merenda, e omaggiato Umberto Lenzi, scomparso lo scorso anno, con una bella monografia.
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È possibile scoprire - o riscoprire - film eccezionali che sono stati mal distribuiti, ma sono, nonostante tutto, diventati dei cult. Solo per citarne alcuni, fra i tanti: il gotico e leggendario Dark Waters di Mariano Baino (che addirittura fu vietato ai minori di 18 anni), col corollario di un suo corto di vecchia data, Caruncula (peverso, morboso, inaspettato). The Whispering Star, il raffinato film giapponese futurista dal ritmo rallentato in cui si sussurra per tutto il tempo viaggiando su una nave spaziale e forma di casetta del mago di Oz. The Wicked Gift di Roberto D'Antona, storia - a basso budget - di un innocente ragazzotto vittima di agghiaccianti eventi che terrorizzerà non poco le vostre notti, se credete nel Diavolo e peggio ancora, se non ci credete.
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O anche il drammatico e perturbante, bellissimo, Senza lasciare Traccia, dello schivo regista sardo Gianclaudio Cappai. Per non parlare dell'anteprima del fantastico zombie movie The End? L'Inferno Fuori, di Daniele Misischia, che uscirà ad agosto nelle sale. Ci sono stati molti nomi di richiamo, incontri, presentazioni, masterclass, come quella del grande maestro della fotografia Luciano Tovoli e il giustamente attesissimo arrivo dello scrittore e regista Donato Carrisi, David di Donatello 2018, che ha presentato l'ultimo libro e ha calamitato tutta l'attenzione del pubblico, grazie al suo carisma di narratore di storie, dando anche qualche lezione di scrittura.
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Ma fra tutti i nomi, le monografie, gli eventi, resta il fatto che il cuore pulsante del FI PI LI stia tutto nei racconti inediti e nei cortometraggi. I cortometraggi sono la vera porta di accesso al fantastico, dove gli autori hanno descritto, in una manciata di minuti, se stessi, le loro ossessioni, la propria visione del mondo. Durante le proiezioni è impossibile annoiarsi, tanto sono diversi per stile, qualità e genere e in essi emerge la vitalità intellettuale e il desiderio di raccontarsi, con tutti i pregi e i difetti, di una generazione che, secondo la Giuria del FI PI LI, eccelle sempre più nella tecnica, talvolta a discapito dell'ironia e del gioco di squadra.
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Nella sezione corti Weird, ha vinto Stigmate di Antonio Zannone, che con una sola lunga scena di tortura ha parlato di etica e di religione, per concludersi con una composizione emblematica della Pietà che ricorda le immagini sacrileghe, eppure profondamente religiose, di Pier Paolo Pasolini nel suo episodio in Rogopag. La miglior interpretazione è stata vinta dal cast completo - tutto composto da talentuosi e spontanei ragazzini - del corto Videotape di Luna Saracino, una storia d'ambientazione vintage che racconta di violenze ai minori. La miglior fotografia è stata quella di Altre di Eugenio Villani, una menzione speciale è andata a Framed di Marco Jemolo.
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Nella categoria fantascienza e fantastico ha vinto il divertente, eppur amaro, corto di animazione Ecce homo. La Miglior interpretazione è stata quella di Martina Babisova per il corto Rain di Alessandro Spallino. La miglior fotografia: Hitler's Ball di Francesca Reverdito. Tra le opere internazionali è stato selezionato Apostles del brasiliano Marcos De Vito. Infine, si è aggiudicato il premio di Miglior Corto L'ora del buio di Domenico De Feudis che, grazie all'interpretazione di una bambina e a un serrato dialogo telefonico, mette in scena una breve storia di autentico terrore. Ma anche se non hanno vinto, sarebbero tanti i bei corti da citare, per visionarietà , coraggio e fantasia.
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A volte si resta sorpresi, come nel caso di Time Lapse, dall'originalità della storia: in questo caso ha per protagonista un fisico, un ometto dimesso e unto che non tollera il fallimento e riesce a manipolare il tempo per raggiungere i suoi fini, in modo efferato e privo di scrupoli. E come non menzionare l'ironico e divertentissimo Insetti, interpretato da un Alessandro Haber in piena forma? Si apprezzano locations suggestive e sospese, come quella de Le cinque Dita del Diavolo, ambientato in Calabria, di una regista (sempre troppo poche le presenze femminili) che regala qualche brivido.
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I corti, al FI PI LI Horror Festival, sono tantissimi e si potrebbe restare seduti ore ed ore di fila a vederli, fino a perdere la cognizione del tempo: parlano delle proprie paure (ad esempio, non trovare lavoro oppure restare da soli), ossessioni (spesso essere perseguitati da un'oscura presenza), ribaltano ogni regola e giocano col reale, sono puri sogni. Se la trasformazione della realtà si chiama magia, allora il FI PI LI Horror Festival la possiede, perchè la visione alternativa e personale del quotidiano ci aiuta a comprendere meglio il mondo in cui ci si trova e le sue probabili derive e possibilità , anticipando persino il futuro.